Non c’è trippa per gatti. L’inflazione nel mese di aprile è stata rivista in leggero ribasso dall’ISTAT all’8,2% annuale e a +0,4% rispetto a marzo, mese in cui si era attestata al 7,6%. Ciononostante, i conti deposito continuano ad offrire tassi d’interesse a dir poco miseri. Secondo l’Associazione bancaria italiana, questi sono saliti in media allo 0,64% dallo 0,60% di marzo. Un anno prima, erano esattamente della metà: 0,32%. Tutti dati al lordo dell’imposta del 26%. Praticamente, chi avesse parcheggiato in banca i propri risparmi un anno fa, adesso risulterebbe avere perso l’8% in termini reali.

Su 10.000 euro, sarebbe come averne oggi 800 euro in meno.

Banche sempre più beneficiarie del rialzo dei tassi

Nel frattempo, però, continuano a salire i tassi attivi delle banche. In media, al 3,99% sui prestiti. In crescita dal 3,80% di marzo e, soprattutto, dal 2,16% di un anno prima. Considerando il costo medio dell’intera raccolta bancaria dello 0,82%, lo spread è salito a 317 punti base (3,17%) dai 301 (3,01%) di marzo e ai massimi dalla fine del 2007, quando si attestò a 335 punti. Esso capta la differenza tra i tassi attivi e i tassi passivi delle banche. Praticamente, i margini di profitto prestando denaro stanno aumentando. E non potrebbe essere diversamente. I conti deposito, correnti, ecc., non fanno che offrire tassi allo zero virgola, mentre un nuovo mutuo mediamente costa ai clienti ormai più del 4% (4,03%).

Eppure gli italiani stanno tornando a portare i loro risparmi in banca. La liquidità sui conti è salita a 1.795,7 miliardi di euro, segnando un aumento di 14,6 miliardi in appena un mese. Si è trattato del primo dato positivo dopo tre mesi consecutivi in calo. Su base annua, tuttavia, si registra un -3,7%, cioè un calo delle giacenze di 68,2 miliardi. Insomma, sembra che le famiglie stiano riscoprendo i conti deposito per cercare di mettere almeno minimamente a frutto i loro risparmi. Peccato che si tratta di pallativi, visti i tassi ancora da fame proposti.

Tassi sui conti deposito quasi invariati, sui prestiti è boom

Da notare, invece, come il costo medio di un mutuo sia più che raddoppiato in un anno, salendo da 1,81% a 4,03%. Ma anche le imprese stanno subendo le conseguenze della stretta monetaria. Sui prestiti fino a 1 milione di euro il tasso d’interesse medio è salito al 4,68% a marzo contro l’1,78% di un anno prima. Sui prestiti superiori a 1 milione di euro il tasso medio è passato da 0,87% a 4,01%. Questi numeri non lasciano margini al dubbio: le banche stanno solo beneficiando dal rialzo dei tassi d’interesse. Continuano a remunerare la liquidità dei clienti poco più di quanto i tassi stavano a zero. Al contrario, hanno grosso modo scaricato su imprese e famiglie gli aumenti fissati dalla Banca Centrale Europea.

Questi numeri ci spiegano anche perché i titoli di stato italiani stiano entrando sempre più nei portafogli delle famiglie. Alternative comparabili non ne esistono. I conti deposito non offrono (in media) neppure lontanamente tassi di pari livello. Investendo in BTp a 3-4 anni si ottiene già anche il 3-3,50%, per giunta a fronte di una tassazione più bassa. Non è un caso che siano tornati a salire anche gli investimenti in obbligazioni bancarie: +17,8 miliardi da luglio a quota 218 miliardi. Malgrado le tensioni sui bond AT1 a marzo, in due mesi gli acquisti sono cresciuti di ben 4,5 miliardi. La voglia di mettere a frutto i risparmi ha superato da mesi la paura per strumenti giudicati rischiosi negli anni passati.

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