Il Superbonus 110 è stato prorogato dal governo Draghi su pressione di tutti i partiti della maggioranza, i quali hanno fiutato la popolarità del provvedimento introdotto un anno fa e che sta decollando proprio in questi mesi. Esso consente ai proprietari di case di effettuare lavori “gratis” per ammodernare gli edifici, puntando all’efficientamento energetico (Ecobonus) e alla messa in sicurezza contro i terremoti (Sismabonus).

La proroga non è arrivata uguale per tutti, però. Per i condomini, è stata estesa fino a tutto il 2023, mentre per le abitazioni unifamiliari o villette fino al 30 giugno 2022, purché entro il 30 settembre 2021 sia stata presentata la Cila (Comunicazione inizio lavori) al Comune.

Infine, Iacp e assimilati potranno beneficiare del Superbonus 110 fino a tutto il 2023, purché entro il 30 giugno 2022 abbiano realizzato almeno il 60% dei lavori.

Superbonus 110, i problemi della proroga

Questa proroga differenziata porterà a non pochi problemi. Il primo riguarda la differenza che il legislatore pone tra proprietari di abitazioni familiari con redditi ISEE sopra o sotto i 25.000 euro. I primi saranno sottoposti alla limitazione temporale di cui sopra, mentre per i secondi ci saranno sei mesi di tempo in più: potranno realizzare i lavori fino a tutto il 2022. In realtà, già si parla di innalzare il tetto al reddito, altrimenti si rischiano numerosi ricorsi da parte dei proprietari, giustamente imbufaliti per la disparità di trattamento rispetto ai condomini.

Il secondo grande problema riguarda l’organizzazione dei lavori da parte delle ditte. In questi mesi, tra bonus edilizi, carenza di materiali sul piano internazionale e di manodopera disponibile, le ditte stanno accusando notevoli ritardi nel completamento dei lavori. Il Superbonus 110 così prorogato rischia di accentuarli. Mettetevi nei panni di una società di costruzioni, che ha un portafoglio ordini da qui a dodici mesi composto da tre condomini e due abitazioni unifamiliari, tutti lavori da realizzare grazie ai maxi-incentivi.

Poiché i tempi per le villette sono più brevi, dovrà prima concentrarsi su di esse e mettere in coda i condomini, sui quali esistono 12-18 mesi in più di tempo.

I lavori nei condomini, quindi, rischiano di essere rinviati per ragioni di opportunità. D’altra parte, la mossa non sarà del tutto indolore per le ditte, visto che le fatture per i condomini sono notevolmente superiori a quelle emesse per le villette. Insomma, dovranno spostare in avanti gli incassi grossi per non perdere quelli di importo minore. Non sembra una bella notizia per i condomini, anche perché la concorrenza tra le ditte è compressa dai problemi citati sopra. Anche volendo, esistono scarse possibilità di reperire nuova manodopera e noleggiare beni come i ponteggi per realizzare più lavori contemporaneamente. Il legislatore ha fatto la solita confusione.

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