Al 31 ottobre scorso il Tesoro aveva coperto il 95% del fabbisogno finanziario dell’esercizio in corso. Le emissioni di titoli del debito pubblico sono tipicamente basse negli ultimissimi mesi dell’anno, ma il 2024 si presenta molto impegnativo. Ammonteranno complessivamente a 480 miliardi di euro, una cinquantina in più rispetto al 2023. E nel frattempo la congiuntura economica si è indebolita, per cui è possibile anche che il gettito fiscale risulterà inferiori alle previsioni e, strada facendo, serviranno ulteriori emissioni di titoli di stato nel medio termine.

Il tutto senza più il sostegno della Banca Centrale Europea, che non solo ha alzato i tassi di interesse ai massimi da inizio millennio, ma ha anche smesso di acquistare bond sul mercato. Resta attivo solo il PEPP per i reinvestimenti dei bond in scadenza fino a tutto il 2024, ma da settimane si parla di anticiparne la cessazione.

Guardando a questo panorama ostile, il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fatto appello alle compagnie di assicurazione perché aumentino gli acquisti di BTp. Lo ha fatto nel corso dell’Insurance Summit 2023 de Il Sole 24 Ore. Ha sostenuto il dovere del comparto di partecipare per la messa in sicurezza del nostro debito pubblico. Le risposte non sono state tra le più gradite. Philippe Donnet di Generali ha dichiarato apertamente che serva una collaborazione continuativa tra stato e compagnie e non soltanto nel momento del bisogno (del primo).

Assicurazioni chiedono polizza obbligatoria per case

Più sfumata la posizione di Carlo Cimbri di UnipolSai, secondo cui i maggiori acquisti di titoli del debito pubblico sarebbero impediti dai “vincoli normativi europei”. Vorrei, ma non posso. Tuttavia, dalle assicurazioni non è stata sbattuta la porta in faccia al governo. Anzi, è lo stesso Cimbri tra le righe a suggerire quella che potrebbe diventare la moneta di scambio. Egli ha giudicato positiva la direzione della legislazione.

La Legge di Bilancio 2024 impone alle imprese di coprirsi contro le calamità naturali entro la fine dell’anno prossimo, contraendo un’apposita polizza. Il capo di UnipolSai chiede che un obbligo del genere ricada anche in capo ai costruttori di nuove abitazioni.

La materia è sensibile. Appena il 5% delle case e il 7% delle imprese è coperto dai rischi. Il mercato assicurativo contro le catastrofi ha potenzialità enormi in Italia. L’obbligo normativo sarebbe una via poco praticabile, oltre che francamente poco accettabile. Ad ogni modo, le compagnie accresceranno quasi certamente la pressione per ottenere nuovi provvedimenti del governo a favore del loro business. Alla fine del 2022 possedevano 245 miliardi di euro in BTp, molti meno dei 310 miliardi di fine 2017. Dunque, hanno ridotto in cinque anni le loro esposizioni di 65 miliardi e nel frattempo il debito pubblico è salito di altri 430 miliardi.

Titoli debito pubblico concorrenti di banche e compagnie

Il “do ut des” servirebbe all’esecutivo per avere maggiore serenità in vista di un 2024 complicato. Il successo delle emissioni retail, tra BTp Valore e Italia, lo ha convinto a perseguire la strada della “nazionalizzazione” del debito. Ma è evidente che non potranno essere le sole famiglie a salvare i conti dello stato. Il sistema finanziario domestico dovrà fare la sua parte. Vero è anche che i BTp sono diventati concorrenti dei conti deposito delle banche e delle polizze assicurative in questa fase. Offrono rendimenti allettanti dopo anni di magra, che stanno spingendo milioni di clienti a spostare i loro risparmi a favore dello stato.

Indipendentemente da tutto ciò, è probabile che le assicurazioni tornino ad investire nel debito pubblico italiano, ora che i rendimenti sono saliti al picco. Hanno dovuto accusare perdite non realizzate o virtuali elevate sui portafogli passati, registrando un boom di riscatti delle vecchie polizze. Ma questo sarebbe il momento di tornare sul mercato per inserire titoli ben più remunerativi e in linea con le richieste dei clienti.

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