Volete capire perché i mercati finanziari vanno in allarme sull’Italia, nonostante il nostro deficit fiscale risulti da circa un decennio più basso di quello di Francia e Spagna? Vero, il nostro debito pubblico in partenza risultava ben più alto della media europea, praticamente doppiando quello francese e triplicando quello spagnolo prima della crisi, ma lo spread BTp-Bund a 10 anni oggi a 240 punti base, sostanzialmente doppio che in Spagna e 7-8 volte superiore che in Francia riflette il cattivo andamento dell’economia italiana, che va avanti da sin troppo tempo e che non accenna a mostrare segnali di miglioramento.

Anzi, da quando è iniziata per noi la famosa “ripresa” di cui decantiamo le lodi sin dal 2014, le cose si sono messe di male in peggio nel raffronto con le altre principali economie europee.

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Nel periodo 2000-2007, l’Italia risulta essere cresciuta complessivamente del 12,5%, una percentuale non di molto inferiore al +13,6% messo a segno dalla Germania, che in quelli anni veniva definita il “malato d’Europa”. Meglio faceva la Francia con un +18,4% di pil cumulato nel periodo e certamente dominava su tutti il +34,6% della Spagna, in pieno boom economico. Poi, il buio della crisi nel 2008-2009 con la pesante recessione mondiale, che non ha, però, colpito tutti in maniera uguale, tanto che ad oggi l’Italia rimane l’unica tra le grandi economie avanzate a non avere recuperato i livelli di ricchezza del 2007. Se va bene, dovrà impiegarci almeno altri 3 anni, quando già il resto del mondo ricco si è messo alle spalle la crisi da un pezzo.

In effetti, a leggere i dati nell’ultimo quinquennio ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli. I nostri governi si sperticano in auto-celebrazioni per una crescita cumulata del +6% dal 2014 al 2019, considerando le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per il biennio in corso e che potrebbero rivelarsi più ottimistiche della realtà, se è vero che l’istituto di Washington stima un +1,5% per quest’anno e un +1,1% per l’anno prossimo.

Alzi la mano chi crede che davvero il pil italiano cresca nel 2018 di un punto e mezzo percentuale nel bel mezzo di tensioni politiche non secondarie. Standard & Poor’s, ad esempio, ha appena tagliato le sue stime per quest’anno dall’1,5% all’1,3%, lasciandole invariate all’1,2% per l’anno prossimo.

Il gap crescente tra Italia e resto d’Europa

Dal 2014 all’anno prossimo, invece, nonostante l’abbassamento delle stime di crescita dal +2,5% al +2,2% per la Germania quest’anno da parte dell’FMI, l’economia tedesca risulterà espansa del 12,6%, più del doppio dell’Italia. E dire che già partiva da tassi di crescita superiori negli anni immediatamente precedenti al 2014, quando noi eravamo ripiombati nella recessione nel biennio 2012-’13 (anche nel 2014, anche se il pil è stato successivamente corretto al rialzo per un puro metodo contabile). La stessa Francia, che pure non ha brillato, tanto da essere stata attraversata in questi anni da un profondo malcontento popolare riservatosi alle urne, tra il 2014 e il 2019 sarà cresciuta del 10%, mentre la Spagna continua a mostrarsi regina del pil, con un segno positivo atteso per il 17,3% nello stesso periodo.

Perché lo spread in Spagna non è esploso come in Italia con la crisi politica 

Questi dati ci dicono che le distanze tra Italia e resto d’Europa aumentano, pur non nascendo con l’ultima crisi. E poiché il debito si ripaga anche con la crescita, è naturale che i mercati inizino a dubitare sulla sua sostenibilità. Se la ricchezza degli italiani ristagna, il peso degli interessi tende ad aumentare con il rialzo dei tassi e, quindi, maggiori saranno le difficoltà ad onorare le scadenze.

Dalla fine del 2007 ad oggi, ovvero dall’esplosione della crisi finanziaria ed economica, il nostro debito pubblico è lievitato di circa 630 miliardi di euro, mentre il pil è salito di appena 110 miliardi. Parliamo di un incremento percentuale di quasi il 40% contro meno del 7%. State ancora a ragionare su come mai lo spread colpisca sempre e solo noi e l’Italia sembri ormai sorvegliata speciale perenne dai mercati?

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