Non c’è migliore nemico dell’evasione fiscale per giustificare ciò che il più delle volte è ingiustificabile. Gli edifici pubblici cascano a pezzi, i servizi sono carenti e gli stipendi di medici e infermieri giudicati insufficienti? La colpa è di chi non paga le tasse. Ma durante la trasmissione “Che Tempo Che Fa” di Fabio Fazio, il conduttore ha fatto compiere un salto di qualità al linguaggio utilizzare contro gli evasori: sarebbero responsabili di “omicidio colposo”. L’espressione è uscita fuori durante l’intervista all’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che lamentava sia di essere sotto attacco dalla maggioranza per il suo piano pandemico, sia per le scarse risorse destinate dall’Italia alla sanità.

Evasione fiscale uguale a omicidio colposo

Il nesso tra evasione fiscale e omicidio colposo sarebbe stretto per Fabio Fazio: chi non paga le tasse, non consente l’erogazione di servizi pubblici come gli ospedali. Dunque, priva i suoi concittadini del diritto di curarsi. Fino all’altro ieri eravamo abituati all’equazione tra evasione fiscale e furto, sottintendendo che il mancato pagamento delle tasse equivarrebbe a rubare. Parole che non escono a caso dalle bocche di chi le pronuncia, secondo cui il reddito non appartiene a chi lo ha generato, bensì allo stato.

Ma passiamo oltre. Le parole di Fabio Fazio hanno un senso da un punto di vista dei dati? Sarebbero al limite vere se non fossimo tra i popoli più tartassati della Terra. La pressione fiscale in Italia sarebbe stata del 42,5%, salendo al 47,4% tra i contribuenti fedeli. In pratica, fatto 100 quello che in media guadagniamo, ce ne restano 57,50. Nel 2022, nell’area OCSE era al 34%. Quindi, in media tra le economie più ricche su 100 euro o dollari guadagnati, al contribuente ne rimangono 66 o i due terzi.

I dati che smentiscono Fabio Fazio

Già questo dato basterebbe forse per smentire le allucinazioni del compagno Fazio, sempre molto attento ad assegnare una certa impostazione alle sue reprimende gentili e pacate contro chicchessia.

Ma noi vogliamo fare qualcosa di più. Nei primi undici mesi del 2023, il gettito tributario risultava salito del 4,7% a 509,1 miliardi di euro. L’anno prima aveva chiuso per intero a 544,428 miliardi, segnando un incremento del 63% in venti anni. Nel 2002, infatti, le entrate tributarie erano state pari a 333,879 miliardi. In due decenni sono cresciuti alla media del 2,5% annuo, sopra il +1,85% del PIL. Questi è salito complessivamente del 44,2% in termini nominali.

Dunque, i contribuenti italiani non hanno fatto che versare più Irpef, Iva, Ires e balzelli vari. Semplicemente, i loro sacrifici non si sono visti, perché i conti pubblici, anziché migliorare, sono andati peggiorando. Colpa di chi paga (tanto) o spende ancora di più? A completamento di questi dati ci sono le entrate contributive: 256 miliardi pagati all’Inps nel 2022, di cui 185,6 miliardi dal settore privato. Nel 2002, erano state 135 miliardi, di cui 98,91 miliardi da parte dei privati. Questi hanno versato in venti anni quasi il doppio (+87,6%), al ritmo del 3,2% in più ogni anno. Certo, nel frattempo il numero degli occupati è anch’esso salito da 21,9 a circa 23 milioni di unità, ma il dato pesa marginalmente.

Sprechi dello stato vero crimine

La verità è che gli italiani sono dipinti furbissimi e allergici al dovere di pagare le imposte, mentre è lo stato a giocare con i loro soldi e a pretendere sempre di più, a fronte di servizi sempre più carenti. +230 miliardi di gettito complessivo, pari al +30% in termini reali, in un ventennio di crescita nulla è un miracolo. Tutti i governi che si sono succeduti di ogni colore possibile dovrebbero passare casa per casa per ringraziare i contribuenti, anziché denigrarli. E la macchina dell’informazione avrebbe il dovere, se non altro morale, di fornire dati a corredo di opinioni personali legittime, ma che spesso rispecchiano solo pregiudizi atavici e neppure tanto nascosti.

L’evasione fiscale resta un fenomeno fastidioso del nostro Paese, ma bisogna capirne l’origine per porvi rimedio. E non si tratta di schedare tutti i movimenti di denaro, magari eliminando il contante, quanto di stabilire un rapporto di reciproca fiducia tra stato e cittadino. Il primo deve pretendere il giusto, ma fornendo servizi e non alimentando la macchina degli sprechi, stimata in diverse centinaia di miliardi di euro ogni anno. Solo limitandoci a questi ultimi due decenni, i contribuenti italiani hanno pagato molto di più per ritrovarsi costretti a ricorrere possibilmente alle cure della sanità privata (chi può) per non crepare. Le scuole cascano letteralmente a pezzi e, ahi noi, a volte con esiti drammatici e indegni da paese ricco. Chi è responsabile di omicidio colposo, signor Fabio Fazio?

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