I due Matteo, Salvini e Renzi, si sarebbero incontrati in segreto la settimana scorsa in Toscana e a casa di Denis Verdini, ex berlusconiano di ferro, già padre della (ex?) fidanzata del leghista. I diretti interessati smentiscono, sebbene alcuni giornali riferiscano i resoconti di presunti presenti al faccia a faccia, secondo cui i due avrebbero concordato sulla difficoltà del governo Conte di andare avanti. Ora, che il leader della Lega e il fondatore di Italia Viva s’incontrino non sarebbe in sé un fatto epocale, ma data la natura di politici tra loro alternativi e che si sono costruiti un’immagine proprio sull’opposizione reciproca, l’evento sarebbe qualcosa di clamoroso e porterebbe cattive notizie alla maggioranza “giallo-rossa”.

Cosa si sarebbero detti? Sappiamo che Renzi il governo con il Movimento 5 Stelle lo volle in agosto per guadagnare il tempo di preparare la scissione dal PD e crearsi una formazione autonoma con cui correre alle successive elezioni politiche. Da allora, la scissione l’ha fatta davvero e subito, ma Italia Viva nei sondaggi non decolla e questo frena la tentazione dell’ex premier di staccare la spina all’esecutivo, a meno che non gli venga prima garantita una riforma elettorale per ottenere seggi in Parlamento, quale che sia il risultato per la sua creatura politica.

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Il possibile “baratto” tra i due Matteo

Salvini per contro non vedrebbe l’ora di andare al voto anticipato e teoricamente sarebbe favorevole all’attuale sistema elettorale, essendo a capo del primo partito italiano. Tuttavia, senza che Renzi ritiri l’appoggi a Conte, alle urne non si torna. M5S e PD appaiono troppo deboli per potersi permettere di far cadere l’esecutivo, anche se Nicola Zingaretti ci starebbe studiando e lo stesso Luigi Di Maio medita vendetta contro Beppe Grillo e Palazzo Chigi.

Un compromesso con i renziani sarebbe il seguente: ok della Lega a un proporzionale alla spagnola, con circoscrizioni piccole che avvantaggino i grandi partiti e magari qualcuna più grande nelle grosse città per garantire un minimo di rappresentanza ai partiti più piccoli; in cambio, Italia Viva ritirerebbe l’appoggio al governo.

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Se di questo avessero discusso, le elezioni anticipate arriverebbero in primavera, magari dopo l’apertura della crisi politica a gennaio (successivamente all’approvazione della manovra di bilancio) e alla riforma elettorale in Parlamento. Ma vi immaginate i partiti che si accordino tra loro sul sistema di voto dopo che il governo fosse caduto? E viceversa, sarebbe credibile ipotizzare che Salvini e Renzi votino insieme una riforma elettorale a governo Conte in carica e non sfiduciato, mentre PD e M5S assistono inermi al loro assassinio politico?

Dunque, di legge elettorale potrebbero anche aver parlato i due Matteo, ma forse non sarà stato questo il focus della loro discussione. Il “baratto” immaginato avverrebbe su un altro piano: Renzi staccherebbe la spina al governo Conte, mentre Salvini in Toscana presenterebbe come candidato governatore una figura debole e forse si sarà impegnato anche a non fare troppa campagna elettorale nella regione. Perché? Il leghista vuole entrare il prima possibile a Palazzo Chigi, il fiorentino vuole vincere in casa, immaginando che una ripresa dei suoi consensi passi per la salvaguardia della classe dirigente di “fedelissimi” a lui vicina in Toscana, privando il PD di una sua roccaforte, l’unica nel caso in cui l’Emilia-Romagna a gennaio dovesse svoltare clamorosamente a destra.

Un accordo che risale ad agosto?

Prendete quello che scriviamo al pari di una storiella inventata.

Nessuno ha prove del se e del perché l’incontro sia avvenuto. Se sì, difficile che abbiano parlato di questioni non decisive per le sorti politiche imminenti. Troppo alto il rischio di venire scoperti e di auto-screditarsi agli occhi dei rispettivi elettorati. Dunque, se incontro c’è stato, ne sarà valso almeno il rischio, cioè i due Matteo avranno parlato seriamente di una nuova fase politica. E permetteteci un pizzico di dietrologia: non sarà che in agosto, dopo il famoso siluro di Salvini al governo “giallo-verde” dal “Papeete”, Renzi abbia concordato la clamorosa apertura ai 5 Stelle per fare un favore a entrambi?

In fondo, la Lega avrebbe vinto le elezioni, se si fossero tenute in autunno, ma si sarebbe ritrovata a scrivere una manovra di bilancio in fretta e furia, con cifre da capogiro e senza sconti dei commissari. In un colpo solo, la patata bollente è passata ai soliti “tassaioli” di sinistra, i quali accordandosi con i 5 Stelle dopo anni di insulti e querele reciproche hanno anche perso la faccia, mostrandosi agli occhi degli italiani quali assetati di potere e disposti a qualunque cosa pur di ottenerlo. E i “grillini” hanno fatto una figura penosa, passando dalla Lega al PD e riuscendo in brevissimo tempo a rinnegare sé stessi su ogni fronte.

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