Quotazioni dell’oro ai minimi dalla fine dello scorso anno, essendo scese ieri sera sotto 1.315 dollari l’oncia e perdendo il 3,6% rispetto ai massimi di nemmeno due settimane fa. Il tonfo ha molto a che fare con il recupero del dollaro, che è risalito mediamente ai livelli più alti da un paio di settimane, guadagnando lo 0,8% in 7 giorni. Trattandosi di un asset denominato proprio nella divisa americana, risente negativamente del suo apprezzamento, in quanto diviene più costoso per gli acquirenti all’infuori degli USA.

Il ripiegamento è legato anche all’aumento dei rendimenti globali, con i Treasuries a 10 anni ad offrire ormai il 2,88%, il livello più alto da 4 anni a questa parte. L’oro è un investimento senza cedola, per cui risulta penalizzato dall’aumento dei rendimenti, subendone la concorrenza. (Leggi anche: Bitcoin e oro, cosa ci spiega Google)

Ieri, poi, il Dipartimento del Lavoro americano ha diramato i dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli USA della scorsa settimana, risultate le più basse da 45 anni, ennesimo segnale di solidità dell’economia a stelle e strisce, che rafforza la convinzione sui mercati che le spinte inflazionistiche interne aumenteranno e che ciò porti la Federal Reserve ad alzare i tassi più velocemente di quanto sinora atteso.

Correlazione con Bitcoin?

Come mai, se il mercato teme un surriscaldamento dell’inflazione, l’oro non si scalda, nonostante funga da protezione proprio contro il caro-vita? Evidentemente, perché al contempo si aspetta tassi reali più alti e tali da rafforzare il dollaro, colpendo le quotazioni delle materie prime in esso commerciate. Le prospettive, quindi, sarebbero tendenzialmente negative. Si consideri, poi, che l’altro ieri è stato finalmente annunciato il raggiungimento di un accordo in Germania tra i due principali schieramenti politici per formare il prossimo governo, mentre negli USA si allenta la pressione sulla Casa Bianca sul Russiagate, dopo che il presidente Donald Trump ha autorizzato la pubblicazione di un meno della maggioranza repubblicana al Congresso, in cui sono emerse accuse pesanti contro l’Fbi su un possibile complotto per spiare l’allora candidato alle presidenziali e farlo fuori politicamente.

In pratica, alcuni dei principali rischi politici nel mondo sono percepiti adesso come meno gravi e ciò starebbe affievolendo gli afflussi verso l’oro, in qualità di bene-rifugio per eccellenza. E i Bitcoin? Dopo essere scesi fin sotto i 6.000 dollari lunedì, perdendo oltre la metà del loro valore da inizio anno, in un paio di giorni sono risaliti di prezzo del 20% fino ai più di 8.400 dollari di ieri sera. Non è stata sinora provata alcuna correlazione tra i due assets, ma non sembra strampalato pensare che se più di una ventina di miliardi di dollari in un paio di giorni sono tornati ad affluire solo verso la “criptomoneta” più famosa, parte anche minima di questi capitali sia stata sottratta a categorie di investimento come l’oro. Del resto, il metallo ha iniziato a risalire qualche giorno prima che il mondo delle oltre 1.000 monete digitali raggiungesse il suo picco massimo e ha guadagnato il 10% in un mese e mezzo, flettendo successivamente, anticipando un recupero parziale proprio dei Bitcoin. (Leggi anche: Bitcoin alternativa all’oro? Ecco il risultato sorprendente di un sondaggio)

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