Unione Europea e USA hanno comminato un pacchetto di nuove sanzioni contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata nella sera di mercoledì. Fonti della Commissione europea hanno da poco reso nota l’intenzione di varare un terzo pacchetto ai danni di Mosca. La reazione del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, è stata dura: “ci vendicheremo”. Resta sul tavolo la possibile espulsione dallo SWIFT, una minaccia “nucleare” contro l’economia russa.

SWIFT è l’acronimo per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications.

Si tratta di un sistema dei pagamenti nato in Belgio negli anni Settanta e che oggi risulta utilizzato da circa 11.000 istituzioni finanziarie di 200 stati del mondo e che consente giornalmente il processamento di 33,5 milioni di transazioni transnazionali in media.

A cosa serve lo SWIFT? A garantire il trasferimento di denaro da una banca all’altra appartenenti a stati diversi in maniera sicura e univoca. A ciascun istituto è assegnato un codice di 8 o 11 lettere, così da essere contrassegnato senza alcun margine di dubbio. Facciamo l’esempio di Banca Unicredit. Il suo codice è UNCR. Ad esso si aggiungono le lettere IT, che stanno per Italia, trattandosi di una banca con sede nel nostro Paese. Poiché la sede legale è a Milano, si aggiungono ancora le lettere MM. Per cui, il codice SWIFT per individuare Unicredit nel sistema dei pagamenti internazionale è UNCRITMM.

Sanzioni alla Russia, i rischi di una Russia fuori dallo SWIFT

Il solo IBAN non basta per i pagamenti transnazionali. Esso è un codice che garantisce la sicurezza per i soli pagamenti nazionali. Lo stesso codice IBAN all’estero potrebbe averlo un altro correntista, per cui il bonifico rischia di essere accreditato sul conto sbagliato. Solo lo SWIFT consente agli attori finanziari di superare tale problema. Espellere la Russia da questo sistema dei pagamenti significherebbe nei fatti tagliarla fuori dai commerci e dalle transazioni finanziarie.

Il danno per l’economia domestica sarebbe enorme. Tuttavia, Italia, Germania e Francia stanno guidando il fronte dei contrari alla proposta ventilata da USA e Regno Unito. Vediamo perché.

Anzitutto, tramite lo SWIFT avvengono i pagamenti di materie prime come gas e petrolio. Senza di esso, la Russia avrebbe il pretesto per fermare le forniture. D’altra parte, le sole banche italiane e tedesche vantano complessivamente crediti per 36 miliardi di euro nei confronti delle controparti russe. Questo implica il rischio che la riscossione di tale denaro non sia più possibile.

In generale, l’espulsione della Russia dallo SWIFT mette a repentaglio scambi commerciali con l’Unione Europea per oltre 200 miliardi di euro all’anno. C’è anche da dire che Mosca non se ne starebbe con le mani in mano. Prenderebbe la palla al balzo per staccarsi del tutto dal sistema finanziario occidentale, abbracciando quello cinese. E Pechino sta da anni mettendo a punto un proprio sistema dei pagamenti alternativo allo SWIFT e fondato sullo yuan. La massima sanzione USA-UE contro la Russia rischia, insomma, di rivelarsi un boomerang, ossia di indebolire il proprio impianto finanziario. L’Europa non esclude di comminarla, ma riservandola per quando la rottura delle relazioni diplomatiche sarà definitiva.

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