Ancora una volta il pericolo arriva dagli Stati Uniti. Due crac bancari hanno messo in allarme i mercati finanziari negli ultimi giorni. Prima è saltata in aria Silicon Valley Bank e qualche giorno dopo Signature Bank. Altri istituti sono finiti nel mirino degli investitori, tra cui First Republic. Le autorità americane (Tesoro, Federal Reserve e FDIC) sono scese in campo subito per arrestare la crisi di fiducia tra i risparmiatori, tutelando tutti i conti bancari accesi negli istituti a rischio. Per il momento, il rischio che siamo dinnanzi a una nuova Lehman Brothers appare contenuto.

Allo stesso tempo, risulta opportuno capire quando i nostri risparmi siano davvero sicuri e quando non lo sono.

Partiamo con il dire che la prima regola del buon risparmiatore consiste nell’affidare il proprio denaro a una banca solida. E’ vero che spesso tendiamo a spostare i nostri risparmi da una banca all’altra sulla base solo del tasso d’interesse offerto. Non è una buona guida. La solidità finanziaria di una banca la si può ricavare dal cosiddetto CET1, un indicatore di robustezza patrimoniale. Più è alto, meglio è.

Risparmi sicuri sui conti bancari

Detto ciò, i conti bancari sono garantiti fino a 100.000 euro (inclusi gli interessi maturati) nel caso di liquidazione coattiva dell’istituto di credito. Questo significa che il denaro su conti correnti, conti deposito, certificati di deposito e assegni circolari ci sarebbe restituito entro sette giorni lavorativi dal provvedimento di chiusura. Nel caso di un conto cointestato, i 100.000 euro afferiscono a ciascun cointestatario. Ad esempio, se moglie e marito hanno un conto cointestato, ciascuno sarà protetto fino a 100.000 euro, per cui la protezione varrà fino a 200.000 euro complessivi.

Se un risparmiatore possiede più conti bancari in più istituti di gruppi di appartenenza differenti, la tutela si moltiplica per il numero dei conti. Ad esempio, se Tizio possiede 100.000 euro presso Banca A, 100.000 euro presso Banca B e 80.000 euro presso Banca C, tutti i suoi denari saranno tutelati per intero.

Dunque, potete comprendere benissimo che la tutela dei conti bancari in Italia sia elevata. Essa è affidata al Fondo interbancario di tutela dei depositi (FIDT), un consorzio bancario privato nato nel 1987 e reso successivamente obbligatorio per legge.

Da anni, l’Unione Europea non riesce a raggiungere un accordo su una garanzia unica sui depositi. Sarebbe il completamento dell’Unione bancaria, ma è fortemente avversato dai paesi del Nord Europa, i quali non vogliono condividere le loro garanzie con i risparmiatori del Sud Europa. Ad ogni modo, l’Italia è ben posizionata sul fronte della tutela dei risparmi. Certo, se si passa dalla teoria alla pratica emergono criticità. Al 30 giugno 2022 il FIDT disponeva di 3,3 miliardi di euro di risorse. Esso è alimentato dai versamenti effettuati dalle banche, ciascuna in proporzione alla quantità di depositi oggetto di tutela posseduti.

Bassa capienza FIDT

Questi versamenti incidevano per lo 0,44% dei 739,3 miliardi di euro di depositi garantiti (fino a 100.000 euro). L’obiettivo entro il 2024 è di portare tale incidenza allo 0,8%, pressappoco intorno ai 6 miliardi. Dunque, la garanzia teorica a favore dei conti bancari fino a 100.000 euro esiste, ma all’atto pratico non dovremmo scartare l’ipotesi di risorse incongrue per il caso in cui fallisse una grande banca o vi fossero fallimenti multipli. E allora perché non aumentare la capienza dell’FIDT in misura significativa? I versamenti per le banche rappresentano un costo, tra l’altro scaricato sui clienti spesso in forma di commissioni salate e spese per conti correnti sempre più onerose.

Ecco perché, in casi come questi, serve intervenire tempestivamente per non fare perdere la calma al mercato. Una corsa agli sportelli da parte dei clienti per prelevare i propri risparmi avrebbe conseguenze irreparabili. Sarebbe come se tutti gli assicurati assaltassero le agenzie in cui hanno contratto una polizza per riscattare i premi versati.

E per conti bancari sopra 100.000 euro perderemmo tutto? La somma eccedente andrebbe a far parte della massa passiva della banca nella fase di gestione fallimentare. Potrebbe anche accadere che parte o tutto sia recuperato, anche se verosimilmente dopo anni; così come potrebbe accadere di non riuscire a recuperare alcunché per attività patrimoniali inesistenti da ripartire tra i creditori.

[email protected]