Più inquini, più paghi. Sarebbe questo il principio alla base della proposta di legge che la senatrice del PD, Laura Puppato, vorrebbe fosse inserita nella legge di Stabilità 2018, prevedendo che il bollo auto non venga più legato alla potenza del motore, bensì al grado di inquinamento prodotto dal veicolo. Secondo lo schema paventato poco tempo fa dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, le auto con motore Euro 3, quelle immatricolate tra il 2001 e il 2006, pagheremmo di più di quelle immatricolate negli anni seguenti e meno inquinanti.

L’intento del governo è chiaro: incentivare l’acquisto di auto nuove, ma non tramite i noti incentivi degli anni passati (non sostenibili sul piano finanziario, a detta dello stesso Calenda), bensì “punendo” chi ne possiede una vecchia e con emissioni maggiori di CO2. (Leggi anche: Bollo auto più caro per le macchine che inquinano, aumenti già dall’anno prossimo?)

Bollo auto più caro al Sud e tra i più poveri

Senonché, una norma apparentemente di buon senso, che strizza l’occhio all’ambientalismo di casa nostra, rischia di tradursi in una misura altamente regressiva, in una vera tassa sulla povertà. Il perché non è difficile da capire: a possedere un’auto più vecchia è solitamente una famiglia con disponibilità di reddito minori, costretta spesso a rinviare l’acquisto di una nuova per carenza di liquidità o perché non gli risulterebbe possibile rivolgersi a una finanziaria per il pagamento in rate. Si pensi a un disoccupato, che non avendo reddito, non può nemmeno recarsi in banca o presso un’agenzia finanziaria per ottenere un prestito.

I dati dell’Osservatorio di Facile.it della scorsa primavera hanno trovato una realtà ancora più complessa, stimando per l’Italia un parco macchine della longevità media di 9 anni e 6 mesi, pur in lieve calo dai 9 anni e 10 mesi del semestre precedente. Dunque, mediamente un automobilista italiano possiede un veicolo vecchio di quasi un decennio, ma con differenze anche notevoli tra Nord e Sud.

Le regioni con il parco macchine più giovane sono tutte settentrionali, quelle meridionali sono in fondo alla classifica e mostrano una maggiore longevità media. (Leggi anche: Crisi auto, parco macchine invecchia)

I dati delle regioni

E così, si scopre che la Sardegna è la regione con il parco macchine più vecchio con 10,79 anni di età, seguita dai 10,54 anni della Sicilia, dai 10,24 anni della Calabria e i 10,08 della Basilicata. Al contrario, Toscana, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno le auto più giovani con rispettivamente 8,53, 8,86 e 8,9 anni.

E ancora un altro dato su cui riflettere. Monitorando i prezzi, si scopre che una quattro ruote vale mediamente in Italia 9.470 euro, ma con un minimo di 8.021 euro in Sardegna e un massimo di 11.237 euro in Trentino-Alto-Adige. Anche in questo caso, pur con qualche rilevante eccezione (in Molise si ha il secondo valore medio più alto con 10.768 euro), il Sud presenta i valori più bassi e il Nord quelli più alti. Naturale che sia così, dato che il prezzo di mercato di un veicolo è legato alla sua longevità da un rapporto inversamente proporzionale.

Ora, cosa accadrebbe se il governo imponesse un bollo auto più salato per le auto Euro 3? A pagare di più sarebbero gli automobilisti meridionali e quelli, in generale, a basso reddito. Una beffa doppia, visto che si tratterebbe anche di veicoli dal prezzo di mercato relativamente più basso, ovvero si pagherebbe di più per possedere una quattro ruote più vecchia e dal valore minore. Poiché risulta difficile immaginare, specie in tempi come questi, che un automobilista compri un veicolo nuovo per sfuggire a un bollo più alto, nei fatti sarà costretto a subire la stangata. Insomma, chi più povero è, più pagherà.

Così non si tutela l’ambiente

Che quella del governo sia una stupidaggine bella e buona lo dimostra anche un’altra constatazione: le emissioni inquinanti dipendono anche dalla cilindrata del motore, per cui legare il bollo auto alla data di immatricolazione potrebbe non tutelare affatto di più l’ambiente.

Un esempio? Sempre per i dati di Facile.it, nel 2016 ad avere inquinato di più sono stati i veicoli di Trentino-Alto-Adige (123 grammi per km), Valle d’Aosta (121 grammi) e Lombardia (120 grammi), con le prime due regioni non a caso ai vertici della classifica per potenza media del motore rispettivamente a 1.644 e 1.557 cc. E sarebbero anche le regioni con la maggiore percentuale di veicoli Euro 5 ed Euro 6. Campania, Sicilia e Sardegna sono state, invece, le meno inquinanti (a Napoli 91/km), trattandosi di regioni con cilindrata media piuttosto bassa, rispettivamente di 1.403, 1.429 e 1.430 cc. La media italiana di inquinamento è risultata di 118,1 grammi di Co2 per km.

Saremmo dinnanzi a un’evidente ingiustizia, oltre che a una misura del tutto sconclusionata, perché farebbe pagare di più a chi magari inquina di meno (rispetto a un Euro 4, 5 e 6 di maggiore cilindrata) e disporrebbe di redditi medio-bassi. Per questo, prevediamo che lo stato opterà non già per passare a un nuovo sistema di tassazione delle auto, bensì per introdurre una semplice sovrattassa su quelle più vecchie. Per fortuna, l’anno prossimo ci sono le elezioni politiche e scommettiamo pure che la maggioranza rinvierà una misura così impopolare di qualche anno.