Quanto accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì scorso è stato un segnale preciso inviato dai partiti della maggioranza al governo Draghi. Questi è stato battuto per quattro volte in Aula da maggioranze variabili: Lega e Forza Italia insieme a Fratelli d’Italia; PD e Movimento 5 Stelle; Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e Coraggio Italia. Chi avesse avuto dubbi, adesso saprebbe che in Parlamento non esiste più alcuna maggioranza che ciecamente sostenga l’esecutivo.

Sulla riforma del catasto si consumerà a giorni un nuovo scontro tra i partiti.

Settimana scorsa, a seguito degli “incidenti” parlamentari, la Commissione Finanze della Camera, presieduta da Luigi Marattin (Italia Viva), ha concordato con gli esponenti del governo di rinviare alla fine del mese la discussione sulla legge delega in materia fiscale. Serve tempo per raffreddare gli animi e cercare una mediazione tra i partiti da un lato e tra questi e il governo dall’altro. Quale che sia la posizione di ciascun gruppo, infatti, tutti lamentano il mancato coinvolgimento di Palazzo Chigi nell’esame dei dossier.

Non sarà facile trovare un’intesa, anzi sembra al momento molto improbabile che ci si riesca. Lega e Forza Italia (e Fratelli d’Italia dall’opposizione) non vogliono che la riforma del catasto si riveli un’ennesima stangata sulle case degli italiani. Il Partito Democratico si mostra molto favorevole, sostenendo la necessità di mettere ordine alla materia e di aggiornare i valori catastali, fermi al 1989. Dal canto suo, la linea ufficiale del premier Mario Draghi resta questa: nessun aggravio fiscale, almeno fino al 2026, perché i saldi di bilancio resteranno invariati.

Riforma del catasto e stangata fiscale

Tuttavia, questo non significa che alcune famiglie non subiranno anche una forte impennata delle imposte e altre che non beneficeranno di riduzioni fiscali. Grosso modo, chi vive in città ci perde e chi vive in periferia ci guadagna.

Sta di fatto che nell’ultimo decennio la tassazione sugli immobili in Italia sia stata triplicata. I prezzi delle case sono precipitati mediamente di un quarto rispetto al 2007, mentre altrove in Europa sono aumentati, spesso anche in misura allarmante. La riforma del catasto rischia di assestare un nuovo colpo al mercato immobiliare. D’altra parte, Draghi subisce le pressioni della Commissione europea, desiderosa di ottenere un ulteriore aumento della tassazione sulle proprietà.

Se già una materia così scottante avrebbe dilaniato qualsivoglia maggioranza parlamentare, figuriamoci questa sfilacciata in un anno pre-elettorale. Sarà per questo che giovedì scorso Draghi ha avvertito la necessità di salire al Quirinale per parlare con il presidente Sergio Mattarella tra l’altro proprio delle difficoltà del suo governo a implementare l’agenda delle riforme. Il premier ha avvertito i partiti che o lo lasceranno lavorare o getterà la spugna. Nessun leader della maggioranza vuole il voto anticipato, ma nessuno può permettersi di cedere su un terreno elettoralmente minato come la riforma del catasto. Il punto è che neppure Draghi può permettersi dal canto suo di continuare a rinviare dossier dopo dossier. Come se ne uscirà la maggioranza XXL, non è possibile saperlo. Con buona pace di cosa prometta il governo, la stangata ci sarà, almeno per buona parte delle famiglie, non necessariamente più economicamente fortunate. Non potranno vincere tutti in Parlamento.

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