I prezzi delle case in Italia sarebbero tornati a crescere per la prima volta dal 2009. A dirlo è un sondaggio condotto dalla Banca d’Italia in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e Tecnoborsa. Tra luglio e settembre, tra le 1.425 agenzie interpellate su tutto il territorio nazionale le risposte di chi intravede aumenti hanno sovrastato di poco quelle di chi fiuta ulteriori cali.

Per il mercato immobiliare italiano sarebbe una notizia rilevante. I prezzi delle case sono scesi mediamente del 25% dopo la crisi finanziaria del 2008-’09.

Prima della pandemia s’iniziava già a intravedere una minima ripresa e proprio l’effetto Covid avrebbe contribuito alla risalita delle quotazioni. In effetti, dal marzo dello scorso anno le restrizioni imposte dal governo per frenare i contagi hanno compreso l’utilizzo massiccio dello “smart working”, vale a dire essenzialmente del lavoro da casa.

Questo fenomeno sembra destinato ad essere tutt’altro che transitorio. La pandemia ha semplicemente accelerato i tempi di uno strumento già reso disponibile da anni grazie alla tecnologia. Lavorare a domicilio implica per milioni di persone la necessità di trovare spazi meno angusti e possibilmente anche più piacevoli in cui trascorrere di fatto l’intera giornata. La domanda di abitazioni starebbe salendo in tutto il mondo grazie a questo impulso.

Prezzi delle case tra inflazione e mutui

Non è tutto. Nello specifico, il governo italiano ha varato nel 2020 il cosiddetto Superbonus 110 per aiutare il comparto immobiliare, notoriamente pro-ciclico. Dopo mesi di lentezza burocratica esasperante, l’incentivo sta decollando. Decine di migliaia tra abitazioni singole e condomini sono state già ristrutturate e rese più efficienti sul piano energetico, oltre che più sicure contro i terremoti. Il miglioramento della qualità degli edifici offrirebbe sostegno ai prezzi delle case.

Tuttavia, potrebbe esservi una ragione meno piacevole dietro alla prevista risalita: l’inflazione. In Italia, fattori demografici e socio-economici spinsero i prezzi delle case negli anni Settanta, Ottanta e, in misura inferiore, negli anni Novanta.

Negli ultimi 20 anni, tra calo demografico e stabilità dei prezzi, l’impulso ad investire nel mattone è venuto grosso modo meno. Ma l’inflazione è tornata a farsi sentire in tutto l’Occidente dopo un’assenza di circa un decennio abbondante. In Italia, è salita al 3% a ottobre, livello massimo dal 2012. Altrove, come negli USA e in Germania, è esplosa ai massimi da inizio anni Novanta.

L’inflazione spinge il mercato a tutelarsi dalla perdita del potere d’acquisto comprando asset storicamente difensivi come oro e immobili. Forse, più di un italiano starebbe intuendo che sarebbe tornato il momento di impiegare meglio la liquidità accumulata negli anni e parcheggiata spesso in banca in strumenti infruttiferi come i conti correnti. Ma facciamo presto a parlare di ripresa. Oltre il 70% delle compravendite immobiliari risulta coperto dalla garanzia ipotecaria, cioè avviene contraendo un mutuo. Questo significa che i prezzi delle case saranno esposti in misura crescente all’atteso rialzo dei tassi di mercato. E già si coglie qualche segnale in tal senso.

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