Resta confermata anche per il 2024, malgrado le indiscrezioni iniziali. Quota 103 non cederà il passo a Quota 104. I lavoratori italiani potranno continuare ad anticipare l’età del pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Il governo di Giorgia Meloni è tornato sui suoi passi, dopo che aveva scritto nero su bianco sulla legge di Bilancio che dal prossimo gennaio sarebbero serviti 63 anni di età e 41 di contributi. Ma attenzione ad immaginare che tutto resti com’è oggi. Il testo dell’esecutivo, che dovrà passare ancora al vaglio del Parlamento, contiene quattro importanti novità e tutte vanno nella direzione di rendere più restrittivi i criteri di accesso al pensionamento anticipato.

Vediamole.

Assegno più basso e altre restrizioni

1) Calcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo. I contributi versati fino al 31 dicembre 1995, se pari o superiori a 18 anni, o quelli versati fino al 31 dicembre 2011 per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi versati entro il 1995 (sistema misto), saranno calcolati con il metodo contributivo, anziché con quello retributivo. Qual è la differenza? In generale, il metodo contributivo si rivela meno generoso per i lavoratori. Esso calcola l’assegno in base ai contributi versati e agli anni di vita residua stimata dall’Istat all’età del pensionamento.

Il metodo retributivo aggancia l’assegno allo stipendio medio percepito negli ultimi anni di servizio. Poiché la carriera-tipo di un lavoratore è caratterizzata da percorsi retributivi crescenti, di fatto l’assegno risulta essere più elevato di quanto sarebbe calcolando i soli contributi versati. Questa misura punta evidentemente a disincentivare il lavoratore dal richiedere il pensionamento anticipato con Quota 103. L’assegno percepito sarà più basso di quello che incasserebbe aspettando i 67 anni di età, a parità di anni di contribuzione.

2) Limiti più bassi per l’assegno. Fino al compimento dei 67 anni l’importo dell’assegno non potrà essere superiore a quattro volte il trattamento minimo.

Poiché questi è fissato in 568,25 euro per il 2023, significa che non potrà superare i 2.273 euro al mese, al netto della rivalutazione dovuta per il 2024. Fino a tutto quest’anno, il limite era stato fissato a cinque volte il trattamento minimo (circa 2.820 euro). Dato il livello medio delle pensioni erogate dall’Inps, la platea degli scoraggiati in questo caso non sarebbe elevata. A farne le spese sarebbero quadri e dirigenti, in particolare.

Con Quota 103 tempi più lunghi per il primo assegno

3) Finestre mobili. Dalla data di maturazione dei requisiti al percepimento del primo assegno trascorreranno 7 mesi (dai 3 attuali) per i lavoratori del settore privato e 9 mesi (dai 6 attuali) per i lavoratori del settore pubblico. In pratica, si tratta di allungare di altri 3-4 mesi la data dell’effettivo pensionamento.

4) Divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro. Fino al compimento dei 67 anni non sarà possibile con Quota 103 cumulare la propria pensione con eventuali redditi da lavoro. Questa misura punta a scoraggiare quanti approfitterebbero del pensionamento anticipato per svolgere qualche mansione in proprio o alle dipendenze altrui per arrotondare. In questo caso, però, non si tratta di una novità assoluta, poiché la restrizione era stata già prevista per Quota 100 e Quota 102.

Contributi in busta paga, effetti collaterali

I lavoratori che hanno maturato i requisiti per andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni, ad esempio tramite Quota 103, potranno chiedere di usufruire in busta paga dei contributi Inps pari al 9,19%. In pratica, non verserà la propria quota, anche se in cambio i contributi non versati non alimenteranno il montante con cui calcolare l’assegno futuro. Dunque, da un lato guadagnerà qualcosa di più (al lordo dell’Irpef) e dall’altro riceverà negli anni successivi una pensione un po’ più bassa di quanto sarebbe stata continuando a versare tali contributi a suo carico.

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