I numerosi episodi di criminalità giovanile, tra cui i casi raccapriccianti degli stupri a Palermo e Caivano e l’omicidio di un musicista napoletano di 24 anni per mano di un balordo di 16 anni, hanno spinto il governo a varare un decreto legge per riformare il codice penale. Una stretta per far sì che anche i minorenni paghino per eventuali gravi commessi e nei casi di mafia il giudice possa revocare la potestà genitoriale. Ma forse è un altro il provvedimento che sta facendo rumore: per contrastare la povertà educativa, scatteranno persino le manette per i genitori che mandano i figli a scuola.

Il codice penale ad oggi prevede semplicemente una sanzione di 30 euro. Sarà sostituita da una pena detentiva fino a 2 anni e la contestuale revoca dell’Assegno di inclusione fintantoché il soggetto minorenne non sarà tornato a frequentare la scuola dell’obbligo.

Stigmatizzare cattivi genitori

Qualcuno riterrà che si tratti di misure drastiche, che l’approccio sanzionatorio sia poco efficace e che, al contrario, si debbano attivare strumenti di sostegno diversi. Il punto è che le politiche di eccessiva comprensione verso i genitori incapaci si sono rivelate inutili. Ci sono aree d’Italia, specie in Campania e Sicilia, dove si registra il record di abbandono della scuola dell’obbligo. Non è un fatto di povertà, non nel senso in cui spesso crediamo. Più che mancare i mezzi per mandare i figli a scuola, a scarseggiare è la consapevolezza di quanto importante sia garantire loro un’istruzione almeno minima.

La scuola dell’obbligo in Italia è gratuita. Tra sussidi come Assegno unico e Assegno di inclusione, ormai tutte le famiglie dispongono delle risorse finanziarie minime per mandare i figli a scuola. La povertà educativa non ha alcuna giustificazione di sorta. Soprattutto, non si può pensare di mettere al mondo figli senza avere la possibilità neppure di garantire loro un’istruzione di base.

Essere cattivi cittadini e genitori non è un diritto, anzi deve essere oggetto di stigmatizzazione sociale.

Scarsa istruzione causa povertà

La povertà educativa è prodromica della povertà economica. Chi oggi non completa la scuola dell’obbligo, quasi certamente è destinato a un futuro lavorativo discontinuo, precario e caratterizzato da salari bassi e insufficienti per vivere dignitosamente. In realtà, un discorso simile si applica oramai anche a quanti non arrivino almeno a diplomarsi. Genitori indegni non possono fare ricadere sulla collettività il costo della loro ignoranza. Chi non manda i figli a scuola, li condanna alla povertà, cioè a commiserare per l’intera vita sussidi a destra e a manca per sopravvivere. Saranno cittadini incapaci di contribuire al progresso morale e materiale della Nazione, come recita la Costituzione.

C’è stata eccessiva indulgenza verso alcune fasce della popolazione. Coccolate in ogni modo dallo stato, senza che fosse loro richiesto alcunché in cambio. Adesso, finalmente la legislazione inizia a mettere qualche paletto. Vuoi il nuovo reddito di cittadinanza? Devi andare a scuola per completare gli studi obbligatori e lo stesso devono fare i tuoi figli minorenni. Non si è cittadini solo nel momento in cui si pretendono diritti. La cittadinanza è un rapporto sinallagmatico con la società in cui si vive: ai diritti corrispondono doveri. E primo dovere di un cittadino è istruirsi per essere capace di svolgere i propri compiti con diligenza.

Povertà educativa, agire su sussidi

Chiaramente, un bambino o ragazzino non è nelle condizioni di decidere per sé. Eventuali responsabilità sono dei propri genitori. Deve finire il clima di commiserazione che ha caratterizzato la legislazione italiana e, soprattutto, la sua attuazione in alcune aree del Paese. I poveri devono essere aiutati ad uscire dalla loro condizione, non essere compatiti per restarvici. I quartieri popolari non possono essere zone franche in cui la criminalità si annidi con regole proprie.

Un genitore che non manda un figlio a scuola, è un pessimo cittadino che va sanzionato. Ed è giusto che i contribuenti in futuro non paghino per la sua ignoranza.

Non ci aspettiamo che le carceri saranno riempite di genitori indegni. Sappiamo come vanno queste cose. Più efficace risulterà probabilmente la sospensione di ogni forma di sussidio erogato al nucleo familiare. Come stiamo verificando in queste settimane di proteste contro lo stop al reddito di cittadinanza, ci sono centinaia di migliaia di italiani che sopra ogni cosa vorrebbero vivere a carico dello stato con scuse del tipo “lavoro non ce n’è” e altre frasi fatte. Far leva su questi desideri può mettere spalle al muro molti di coloro che ad oggi, oltre ad essere assistiti, pretendono pure di non assumersi le responsabilità basilari di genitori.

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