Un altro prodotto enogastronomico italiano, il pomodoro Pachino, è diventato vittima degli degli accordi commerciali voluti da Bruxelles. Il noto ciliegino ha visto crollare il prezzo con l’arrivo dei “concorrenti” d’importazione africana. Tutto ciò è accaduto in seguito al trattato di libero scambio del 2016 che prevede appunto l’esportazione di prodotti europei e l’ingresso di altrettanti prodotti camerunensi. Nel caso del pomodoro Pachino, infatti, gli scaffali dei supermercati sono invasi da pomodorini datterini provenienti dal Camerun e il prezzo al chilo è sceso fino a 60 centesimi, un valore importante visto che i costi di produzione si aggirano intorno ad 1 euro.

Il pomodoro Pachino soccombe al datterino del Camerun

Non è la prima volta che i prodotti Dop e Igp italiani vengono messi in difficoltà dall’Ue come riporta Il Fatto Quotidiano. Ricordiamo in ordine cronologico la vicenda legata al parmigiano e prosciutto di Parma, oppure l’olio d’oliva importato dalla Tunisia per rafforzare l’economia del paese e via dicendo. L’Italia vanta 818 indicazioni geografiche registrate a livello europeo ma l’Unione Europea che gestisce la competenza sulla politica commerciale degli Stati membri sta rendendo tutto più difficile.

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Nel caso del pomodoro di Pachino, gli agricoltori hanno rinunciato alla produzione proprio a causa dei prezzi alti conseguenza dell’importazione dall’estero e ora puntano il dito contro i trattati siglati dall’Unione Europea con i paesi del Nord Africa. «Produrre un chilo di pomodoro mi costa un euro, tra l’acquisto della piantina e i costi della plastica, dei gancetti, delle tasse, degli operai che devono raccoglierlo e poi trasportarlo. Non vale la pena raccoglierlo» ha raccontato un agricoltore a Il Fatto Quotidiano. Il rischio insomma è che un’altra eccellenza italiana finisca nel dimenticatoio, un punto importante per un paese come il nostro che ha sempre fatto del cibo e dei prodotti alimentari un vanto internazionale.

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