Sono stati per oltre un anno e mezzo di guerra due alleati di ferro, ma le relazioni tra Polonia e Ucraina scricchiolano. Anzi, sono saltate in aria nei giorni scorsi e per spegnere l’incendio sono dovuti scendere in campo i pompieri dei rispettivi governi. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha minacciato la sospensione dell’invio di armi a Kiev, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a denunciare alle Nazioni Unite la nazione che le è stata ad oggi più amica, tacciandola di “falsa solidarietà”.

Un colpo di scena imprevisto, imprevedibile in queste modalità e che ha molto a che fare con il grano. Come vedremo, però, è la punta dell’iceberg.

Agricoltori polacchi furiosi con Ucraina

La Polonia si era rifiutata di aprire i suoi confini al trasporto del grano attraverso il famoso corridoio. Pretendeva e continua a pretendere che vada a finire fuori dall’Unione Europea, a favore dei mercati che ne hanno bisogno. In nessun caso, ha spiegato il premier, sarà consentita la vendita di grano ucraino sul mercato domestico. Tra poche settimane si terranno le elezioni politiche e gli agricoltori sono determinanti per il consenso di PiS, il partito della destra conservatrice al governo.

Da mesi la Polonia e gli altri stati dell’Europa orientale lamentano che il grano ucraino avrebbe fatto precipitare i prezzi interni, mandando su tutte le furie gli agricoltori locali e danneggiando le loro attività. D’altra parte, l’Ucraina ha l’esigenza di esportarlo per sopravvivere economicamente, ora che la Russia ha chiuso i porti controllati e di sbocco sul Mar Nero.

Grano solo punta iceberg, c’entrano fondi UE

Ma il grano è solo l’antipasto di un dissidio crescente tra Polonia e Ucraina. L’Unione Europea (UE) sta avviando l’iter per consentire a quest’ultima l’ingresso. Non sarebbe una questione di breve termine, ma la prospettiva appare chiara.

Finita la guerra, Kiev diverrebbe probabilmente la 28-esima capitale comunitaria. A Varsavia non può piacere. Ad oggi può attingere a una grossa fetta della torta europea. Per il settennato 2021-2027, riceverà 76 miliardi di euro in tutto, qualcosa come circa il 20% del PIL nel 2022. L’economia polacca è cresciuta a ritmi impressionanti da quando è entrata nella UE nel 2007. E molto lo deve proprio al buon uso degli ingenti fondi europei.

Se l’Ucraina entrasse nella UE, sarebbe lo stato più povero del club. Avrebbe diritto ad accedere ai fondi comunitari per svilupparsi, inevitabilmente restringendo la fetta della torta spettante all’alleato. E’ una questione di grana, più che di grano in sé. I polacchi iniziano a innervosirsi, temendo che dopo il 2027 dovranno accettare fondi più magri. Alleati degli ucraini in funzione anti-russa sì, ma non al punto di rimetterci di tasca propria.

[email protected]