Il caso Eurovita è entrato in Parlamento con l’interrogazione presentata alla Camera dal deputato Ubaldo Pagano del Partito Democratico e rivolta al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. Centinaia di migliaia di risparmiatori restano in attesa di capire cosa accadrà alle polizze contratte con la compagnia assicurativa in amministrazione provvisoria dallo scorso 6 febbraio e fino al 31 marzo. Il riscatto delle polizze è stato “congelato” dall’IVASS, che ha nominato contestualmente commissario Alessandro Santoliquido. Nel dettaglio, parliamo di 350.000 clienti titolari di 413.000 polizze per un controvalore complessivo di 15,3 miliardi di euro.

Una decina di miliardi farebbero riferimento al Ramo I, sottoposto a gestione separata e tecnicamente più garantito per i risparmiatori.

Ad avere aiutato Eurovita a reperire clienti è stata una rete di 6.500 consulenti finanziari, appoggiatasi a un centinaio di filiali bancarie. E proprio le banche sono state chiamate in causa in queste settimane di gestione commissariale. Onde evitare problemi reputazionali, sarebbe preferibile una soluzione di sistema che vada nella direzione di coinvolgere gli istituti nel salvataggio della compagnia. Una riunione dell’ANIA del 7 marzo scorso non è andata a buon fine. L’associazione che raggruppa la gran parte delle compagnie assicurative in Italia non è riuscita a convincere gli aderenti a partecipare a un’operazione di sistema.

Alla ricerca di un salvataggio di sistema

C’è da dire che con la crisi delle banche esplosa nelle ultime due settimane in tutto l’Occidente, la consapevolezza sulle conseguenze di un mancato salvataggio di Eurovita si sta facendo più radicata. Tuttavia, sembra improbabile che Santoliquido riesca a trovare i 250 milioni di euro necessari per ricapitalizzare la compagnia. Disposte all’esborso sarebbero le piccole realtà assicurative e bancarie, quelle che temono di finire nel mirino della speculazione in borsa da un lato e dei clienti dall’altro.

Scaduto il termine del 31 marzo, l’IVASS ha la possibilità di prorogare il commissariamento, che da provvisorio diverrebbe straordinario e avrebbe durata di un anno, rinnovabile per ulteriori dodici mesi.

Dunque, la “deadline” di fine mese non deve essere vista come una data fatale dai risparmiatori. Serve un supplemento temporale per trattare sul salvataggio e quasi certamente ci sarà. Tra l’altro, la compagnia ha emesso tre obbligazioni subordinate per un controvalore di 160 milioni di euro. Il pagamento delle relative cedole è stato sospeso ad oggi. Prima che s’ipotizzi un loro azzeramento, però, sarà prima necessario eventualmente fare altrettanto con le azioni. Il caso Credit Suisse non è replicabile nell’Unione Europea, ci hanno tenuto a far sapere l’altro ieri le istituzioni bancarie comunitarie.

Il governo segue il dossier con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ed è preoccupato dell’impatto che avrebbe un esito infruttuoso per il mercato del risparmio italiano. La stessa agenzia Fitch mette in guardia che il risalto mediatico alla vicenda può spingere molti clienti delle compagnie assicurative a chiedere il riscatto delle polizze per reinvestire i proventi in contratti più remunerativi. La stessa rimarca come il rialzo dei tassi di solito sia positivo per il comparto assicurativo, in quanto consente di investire a rendimenti maggiori. Ma quando esso è repentino, spiega, può provocare un “mass lapse”, cioè un ammanco di capitale per via dei riscatti delle polizze richiesti dai clienti in cerca di migliori opportunità di guadagno.

Capitale Eurovita debole prima del rialzo dei tassi

Tuttavia, sempre Fitch rileva che non sarebbe stata la stretta monetaria in corso a colpire Eurovita. Alla fine del 2021, prima che la Banca Centrale Europea iniziasse ad alzare i tassi d’interesse, il suo Solvency Ratio 2 era del 134%, ben sotto la media nazionale del 230%. L’obiettivo dell’IVASS è stato nei mesi seguenti di portarlo almeno al 150%. Cinven, principale azionista, ha dapprima iniettato allo scopo 100 milioni di euro di capitali freschi, ma successivamente si è rifiutata di partecipare a nuove ricapitalizzazioni e non ha accettato l’offerta della cordata tra JC Flowers e Munich Re.

Proprio per la gravità della situazione generale in tutta Europa, non conviene a nessuno girarsi dall’altra parte. Le banche collocatrici temono, però, che partecipando alla ricapitalizzazione finiscano per indebolirsi sul piano patrimoniale. Ma una corsa ai riscatti delle polizze sarebbe esiziale per tutto il sistema finanziario domestico. Farebbe emergere le perdite generate dal rialzo dei tassi ai portafogli obbligazionari. Si replicherebbe lo stesso meccanismo che ha provocato il fallimento di Silicon Valley Bank negli Stati Uniti e da lì in poi scatenando una crisi da panico in borsa e tra diversi stessi risparmiatori. Il punto è che tutti i potenziali salvatori cercano garanzie sullo stato dei conti di Eurovita. Nessuno si fida dei bilanci degli altri. E questo è il vero, grande problema della finanza globale in questa fase.

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