Banca Centrale Europea, Single Resolution Board e Autorità Bancaria Europea sono scesi in campo insieme nella giornata di ieri per comunicare la posizione comune sulle obbligazioni bancarie subordinate. La decisione si è resa indispensabile dopo che le autorità svizzere hanno orchestrato il salvataggio di Credit Suisse per mezzo della fusione con UBS. I termini dell’operazione prevedono tra l’altro che le azioni Credit Suisse siano pagate 3 miliardi di franchi svizzeri, cioè al 40% del loro valore di mercato pre-annuncio, mentre i cosiddetti CoCo Bond sono stati azzerati.

E’ stato cancellato così un importo a debito di 16 miliardi. La notizia ha scatenato un vespaio di polemiche e, soprattutto, ha allarmato gli obbligazionisti. Viene meno la gerarchia delle garanzie sul piano degli investimenti. Addirittura, le azioni sono state preferite alle obbligazioni subordinate più rischiose nel caso svizzero. Un ribaltamento dei termini a dir poco incomprensibile.

Ieri, le tre istituzioni europee hanno avvertito l’esigenza di prendere posizione sulla vicenda per ribadire che “gli strumenti di capitale comune sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarebbe necessario svalutare l’Additional Tier 1“. Hanno anche rassicurato sui livelli di liquidità e solidità patrimoniale delle banche europee.

La precisazione di cui sopra ha consentito alle borse europee di tornare a respirare dopo una prima parte della seduta all’insegna delle vendite. La tempesta sembra essersi placata sulle stesse obbligazioni subordinate. In pratica, l’Unione Europea ha ribadito che prima che le obbligazioni bancarie più rischiose partecipino alle perdite dell’emittente, bisognerà azzerare il capitale azionario. Cosa che evidentemente non è avvenuta in Svizzera, dove gli azionisti porteranno pur sempre a casa 3 miliardi di franchi.

Rischi obbligazioni subordinate sottovalutati

Il caso ha posto in risalto la rischiosità reale di questi strumenti finanziari, spesso acquistati sul mercato dagli stessi investitori istituzionali sulla base di convinzioni che si stanno rivelando errate.

Ad esempio, l’azzeramento delle obbligazioni subordinate AT1 può scattare anche senza che il CET1 ratio sia sceso sotto i livelli stabiliti nel prospetto informativo. Le autorità hanno il diritto di pretendere il loro coinvolgimento nelle perdite a livelli di CET1 anche superiori, qualora la banca venisse considerata “non viable”.

E le autorità difficilmente aspetterebbero che la crisi di una banca degenerasse con la discesa dei ratios patrimoniali sotto i livelli minimi regolamentari. Inizierebbero a muoversi prima per gestire una qualche forma di salvataggio. E poiché è altamente probabile che alla fine il conto ricada anche solo parzialmente sui governi nazionali, la compartecipazione degli investitori privati alle perdite scatterebbe quasi certamente. Oltre ad essere azzerato il capitale azionario, le obbligazioni subordinate seguirebbero a ruota. Gli spread nei prossimi mesi saranno più elevati degli anni passati. Il mercato ha aperto gli occhi dinnanzi al significato concreto del termine “ibrido” per indicare un bond a metà tra capitale e debito.

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