Da quando sono iniziate le indagini a carico della Juventus per le plusvalenze sospette, le azioni bianconere a Piazza Affari hanno perso un terzo del loro valore. Venerdì, sono scese ad appena 39 centesimi, segnando un crollo di oltre il 52% quest’anno. All’apice toccato nell’aprile del 2019, erano arrivate a 1,54 euro.

Eppure, la settimana prometteva bene. La squadra di Massimiliano Allegri ha concluso la fase a gironi in Champions League al primo posto nel suo gruppo, scavalcando il Chelsea. In teoria, ciò le consentirà di incontrare un’avversaria meno temibile agli ottavi, con la prospettiva di prolungare il cammino in Europa e di incrementare i ricavi.

Tuttavia, diverse cattive notizie hanno più che compensato quella buona arrivata dal campo.

Per prima cosa, entro il 10 bisognava scegliere se vendere i diritti di opzione per l’aumento di capitale o se tenerli. In questo secondo caso, gli azionisti avevano due alternative: partecipare alla ricapitalizzazione o perdere le azioni Juventus possedute. Le adesioni arrivate all’operazione si sono rivelate nettamente inferiori alle attese. Ricordiamo che la società di Andrea Agnelli ha varato un aumento di 400 milioni di euro, di cui 255 milioni a carico di Exor, la holding di famiglia, la quale ha già anticipato il pagamento di una tranche da 75 milioni.

Azioni Juventus, basse adesioni all’aumento

Il solo fatto che abbiano aderito in pochi è un cattivo segnale, di sfiducia verso la società e le sue prospettive finanziarie e sportive; che poi le due cose sono strettamente connesse tra loro. In teoria, l’aumento non naufragherà in nessun caso. Goldman Sachs, JP Morgan, Unicredit e Mediobanca, alle quali è stato affidato il mandato di curare l’aumento, si sono impegnate a sottoscrivere tutte le azioni Juventus in offerta rimaste inoptate fino al controvalore massimo di 155 milioni di euro.

C’è un problema: se la vicenda giudiziaria dovesse offrire alle banche un alibi per sottrarsi a tale obbligo? Peraltro, sempre in settimana è arrivata la batosta di Standard Ethics, che ha abbassato il giudizio sulla Juventus a “E+ Under monitoring”.

Secondo l’agenzia, la società bianconera non sarebbe conforme agli standard ESG, relativi all’ambiente, ai diritti sociali e alla governance. Si tratta di una valutazione indipendente, alla quale il club torinese risulta tra i pochi sottoposti, essendosi dotato nel 2015 di un codice etico con tanto di rendicontazione ESG. Sul declassamento ha pesato proprio la vicenda delle plusvalenze.

In realtà, appare molto difficile che le banche mollino Exor e si svincolino dall’aumento. Esistono rapporti che vanno al di là della società di calcio e che credibilmente nessuna vorrà minacciare. Restano il flop e l’aria pesante attorno al club, tra conti in rosso, guai giudiziari e successi sportivi di rilievo che non arrivano. Ciliegina sulla torta: i pessimi rapporti con la UEFA dopo il tentativo di Agnelli di lanciare la Superlega, un torneo alternativo e per poche squadre.

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