L’Italia chiuderà il 2020 con un debito pubblico al 160% del PIL. Era al 135% prima del Covid e al 100% prima della crisi finanziaria mondiale del 2008-’09. La tendenza alla crescita esplosiva allarma le cancellerie europee, che temono di ritrovarsi prima o poi a gestire il classico elefante nella cristalleria. L’Olanda, già in sede di accordo sul varo del Recovery Fund, ha recitato con il premier Mark Rutte il ruolo del poliziotto cattivo, non accettando a cuor leggero che fiumi di denaro affluiscano a favore di stati “spendaccioni”.

Qualche anno fa, provocò indignazione una frase pronunciata dall’allora presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, secondo cui nel Sud Europa i soldi sarebbero spese “per donne e vino”.

Eppure, se si guarda al debito totale, i numeri depongono nettamente a favore dell’Italia e contro l’Olanda. Non esiste solo il debito pubblico, ma anche quello delle famiglie e delle imprese. Il secondo è definito debito privato. L’Olanda vanta ancora oggi un debito pubblico in area 55% del PIL, tra i più bassi d’Europa e meglio della stessa Germania, che ha superato il 70%. Tuttavia, alla fine di quest’anno il suo debito privato è atteso in salita al 308% del PIL. Di questo, un terzo riguarda le famiglie e i due terzi le imprese.

Debito dell’Italia più basso

In Italia, invece, il debito privato dovrebbe attestarsi intorno al 110%. Sommato al debito pubblico, otteniamo un totale del 270%. In Olanda, si arriva sopra il 360%. Prima della pandemia, il debito totale pro-capite italiano si attestava sui 70.000 euro, in Olanda sui 140.000 euro. Questo significa che nel caso di rialzo dei tassi, il sistema economico olandese subirà un contraccolpo maggiore di quello italiano. Con la differenza che a pagare pegno sarebbe da noi perlopiù lo stato, cioè i contribuenti, mentre in Olanda le famiglie e le imprese.

Certo, l’eccesso di debito pubblico crea problemi. Tiene alto il costo per servirlo, per cui costringe i governi a livelli di pressione fiscale elevati. Questi si traducono in un freno per la crescita, comprimendo consumi e investimenti. Ad esempio, il basso grado di indebitamento delle imprese italiane (60% contro 200% del PIL in Olanda) sarebbe la spia proprio dei bassi investimenti realizzati. Ma anche l’elevato debito privato incombe sull’economia come una spada di Damocle, minacciando i consumi delle famiglie nelle fasi monetarie meno espansive.

Riepilogando, l’Italia ha un grosso problema di debito pubblico innegabile e non giustificabile in alcun modo. D’altra parte, attenzione a prendere per oro colato lezioni da chi a ogni rallentamento dell’economia teme il peggio per le famiglie. In piena pandemia, non solo fattori culturali hanno dissuaso i governi del Nord Europa dal chiudere le attività. Il punto è che i conti di famiglie e imprese salterebbero definitivamente senza flussi di reddito costanti. Ognuno ha i suoi mali. Tutti difficili da curare.

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