Il cambio euro-dollaro nella giornata di ieri è sceso a 1,08 dopo che il governatore della Federal Reserve ha prospettato per il board di maggio un rialzo dei tassi dello 0,5%. Il dollaro è salito in settimana ai massimi da venti anni contro lo yen giapponese, mentre a resistergli c’è sempre il franco svizzero. Il cambio di 1,05 contro il biglietto verde è il tasso più debole degli ultimi due anni, ma nulla a che vedere con il tracollo accusato in questi mesi dalle altre valute principali.

La valuta elvetica continua a confermarsi un porto sicuro contro le tensioni internazionali. A cos’è dovuta tale forza?

Partiamo dai fondamentali. L’inflazione in Svizzera non è ancora un problema come lo è diventato altrove. E’ salita ai massimi da ottobre 2008 nel mese di marzo, ma pur sempre al 2,4% contro il 7,5% dell’Eurozona e l’8,5% degli USA. Questo significa che la Banca Nazionale Svizzera, se da un lato non ha fretta ad alzare i tassi d’interesse, dall’altro trova poco conveniente indebolire il cambio, cosa che ha fatto a più riprese nell’ultimo decennio. Un franco svizzero forte le sta consentendo proprio di mitigare il costo dei beni importati, energetici compresi, contenendo l’inflazione domestica.

Svizzera hub dell’oro raffinato

E c’è un dato che non dovrebbe mai sfuggirci: la Svizzera vanta una bilancia commerciale strutturalmente in attivo. Negli anni prima del Covid, il saldo è stato positivo per il 4-5% del PIL. Lo scorso anno, è salito sopra il 7%. In altre parole, la domanda di franchi è alta sui mercati internazionali anche per la necessità di comprare merci svizzere. E di preciso quali sono? A parte gli orologi di precisione, in pochi sanno che la Svizzera sia il principale raffinatore di oro al mondo.

Due grammi di oro su tre sono raffinati nel paese alpino. Ne ha esportati 400 tonnellate all’anno tra il 2012 e il 2019 verso l’India e altre 600 tonnellate in media verso Cina e Hong Kong.

Nel 2020, le esportazioni di oro ammontarono a 68,5 miliardi di dollari, il 22,5% del totale e pari allo 0,8% del PIL. Vero è anche che nello stesso anno le importazioni di oro furono ancora più alte: 87,4 miliardi di dollari. Dunque, quasi un quarto dei lingotti importati rimase n Svizzera a soddisfare la domanda locale.

Franco svizzero riparo dall’inflazione

E sappiamo che l’oro è un bene rifugio proprio contro l’inflazione. La sua domanda nel mondo cresce quando il potere d’acquisto risulta minacciato. Questo implica anche che le esportazioni di oro raffinato dalla Svizzera tendono ad aumentare nei periodi di alta inflazione come questo, dando ulteriore forza al franco svizzero.

In pratica, l’inflazione stimola la domanda di valuta elvetica due volte: tramite gli afflussi dei capitali nel paese, percepito come porto sicuro, e in qualità di esportatore di oro. Mettiamo anche che la storica neutralità svizzera ha funto da garanzia contro le varie tensioni geopolitiche, sebbene qualcosa sia cambiato con l’invasione russa dell’Ucraina e il “congelamento” dei beni degli oligarchi russi ordinato dalle autorità elvetiche.

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