E’ stato più facile battere Daniil Medvedev alla finale dell’Australian Open per Jannik Sinner, anziché la retorica da quattro soldi in patria. Tornando da Melbourne, ci sono stati il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni ad accoglierlo per complimentarsi per la vittoria del primo slam da parte di un italiano dopo quasi 48 anni. Ed era la prima volta assoluta nella terra dei canguri. Ma la stampa non è stata tenera con il tennista ventiduenne: “non è un patriota” per Aldo Cazzullo, firma del Corriere della Sera.

La sua colpa? Non contribuirebbe alle spese per la scuola, la sanità e servizi vari ed eventuali, in quanto possiede la residenza fiscale a Montecarlo.

Attacco a Sinner: non paga le tasse in Italia!

La critica è sottile: stiamo tutti celebrando Jannik come un eroe nazionale, ma di eroico questo ragazzone altoatesino avrebbe ben poco, dato che ha preso la residenza fuori dall’Italia per non pagare le tasse. Seguono paragoni stucchevoli con veri campioni come lo spagnolo Rafael Nadal, che continua a risiedere fiscalmente alle isole Baleari, versando le imposte alla madrepatria spagnola.

E’ stato coraggioso per il principale quotidiano italiano attaccare un ragazzo di 22 anni. Sarebbe ancora più coraggioso fare le pulci a quelle grandi imprese, magari a volte azioniste di controllo di alcuni giornali e riviste o influenti sulla stampa per via della pubblicità commissionata, che all’estero hanno sedi fittizie per non pagare un solo centesimo all’Italia.

Ma non è che siccome così fan tutti, allora dobbiamo difendere per forza Jannik. Il caso nello specifico presenta alcune peculiarità sfuggite probabilmente ai suoi detrattori. Il tennista ha la residenza fiscale a Montecarlo, perché ci vive davvero. Proprio così. A differenza di Cazzullo e colleghi criticoni, il giovane trascorre gran parte dell’anno solare all’estero tra gare e allenamenti. Potrà sembrare strano, ma la Val Pusteria da cui proviene non si è rivelata adattissima per gli spostamenti quotidiani, specie in considerazione della distanza da uno scalo aeroportuale di rilievo.

Residenza fiscale a Montecarlo, come funziona

A chi conosce poco la materia facciamo un breve riassunto. La residenza fiscale a Montecarlo non si ottiene in maniera fittizia. Bisogna, anzitutto, trascorrere nel Principato di Monaco almeno 183 giorni all’anno (184 negli anni bisestili). Dopodiché, serve anche avere la fedina penale pulita, aprire un conto in banca di almeno 500 mila euro ed esibire o un contratto di locazione o di acquisto di un immobile. Insomma, ci devi vivere sul serio e, dato l’alto costo della vita, essere in grado di sostentarti. Se vivi lì, perché devi pagare le tasse qui per servizi di cui non usufruisci?

Perché molti stranieri decidono di trasferirsi a Montecarlo? A parte per la possibilità di vivere in un ambiente esclusivo, non si pagano imposte sui redditi delle persone fisiche, né sul capitale, sulle plusvalenze o sulle proprietà. Si pagano, invece, sugli utili netti delle società per il caso in cui il fatturato sia stato maturato all’estero per almeno il 25%. L’aliquota è del 33,33%. Esistono, poi, le imposte di donazione e successione in base al grado di parentela con il donante.

Redditi di Sinner in crescita

Sinner ha dichiarato redditi per 7,58 milioni l’anno scorso. Quest’anno, in considerazione dei 4,5 milioni guadagnati solamente all’Aus Open, il dato sembra destinato a salire. Anche perché il tennista è salito al quarto posto tra i più forti al mondo e ciò gli varranno contratti pubblicitari certamente promettenti. Basti pensare che il Festival di Sanremo ha iniziato il suo pressante corteggiamento per spingerlo ad accettare un’ospitata in una delle cinque serate della kermesse canora. Anche se la partecipazione fosse a titolo gratuito, sarebbe tutta pubblicità.

Ieri, però, il giovane ha declinato l’offerta.

Avere la residenza fiscale a Montecarlo non significa necessariamente non pagare le tasse. Ad esempio, non sappiamo se almeno parte dei guadagni di Sinner transitino formalmente per qualche scatola societaria. Se così, poiché risultano maturati praticamente tutti fuori dal principato, verrebbero tassati. Inoltre, alcuni paesi come gli Stati Uniti tassano al 35% i premi vinti sul loro territorio. E in vista degli US Open, ciò può significare che oltre un terzo dei guadagni sarà stangato alla fonte.

Disparità di trattamento mediatico con altre categorie

C’è una certa ipocrisia tra la stampa italiana quando si parla di questi argomenti. La capacità di fare figlie e figliastri è palese. Da una parte quasi si lodano categorie come medici e infermieri che decidono legittimamente di andare a lavorare all’estero per guadagnare di più, dall’altro si condannano coloro che compiono scelte simili, ma provengono da ambienti lavorativi meno incensati dall’opinione pubblica. E’ il vil denaro in entrambi i casi. Per non parlare del rientro degli expat, cioè i famosi cervelli in fuga a cui dovremmo continuare a far pagare fino al 90% in meno di tasse nel caso decidessero di rientrare in Italia.

E’ la solita puzza sotto il naso di chi riempie i giornali di colonne pregnanti di disgusto sociale. Se hai un titolo di studio in tasca e ti sposti laddove hai migliori opportunità professionali, sei un cervello. Se fai lo sportivo di professione e decidi di andare a vivere dove più ti conviene, sei uno che elude il fisco. A proposito, il caso Sinner dimostra anche un’altra cosa: vorremmo che pagassero tutti le tasse in Italia, anche quando per emergere lo stato non ha garantito alcun tipo di servizio. Il tennis rientra tra quelle discipline per cui non esistono strutture pubbliche degne di nota, se non in casi isolati e relegati alle aree più ricche del Bel Paese. Sinner sta potendo infrangere ogni record grazie agli allenamenti nel Principato di Monaco, dove vive e (non) paga le tasse.

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