Il 2023 è iniziato sotto auspici migliori delle previsioni di fine 2022. L’economia si è subito mostrata più resiliente delle attese contro la crisi dell’energia e la discesa del prezzo del gas ha fatto sperare in una veloce disinflazione. Poi, la realtà è tornata a prendere il sopravvento. Marzo è stato un mese di svolta da questo punto di vista. Due banche americane sono fallite, una terza è stata salvata dal sistema e poi c’è stato il salvataggio dispendiosissimo di Credit Suisse in Svizzera. Proprio le banche sarebbero per Jeffrey Grundlach artefici dell’imminente recessione in arrivo.

Il “re dei bond”, fondatore e capo di DoubleLine, ha sostenuto in un’intervista realizzata per CNBC che i risparmiatori sino ad ora non avrebbero guardato ai loro depositi bancari. Non hanno notato i rendimenti dei T-bond al 5%, cioè del 4% maggiori dei tassi d’interesse loro offerti dalle banche. Ma starebbero già cambiando atteggiamento. Ed ecco che inizieranno a prelevare risparmi da investire in bond, privando le banche della sufficiente liquidità da impiegare a sostegno delle imprese. E’ a quel punto che arriverà la recessione. Grundlach la attende da qui a qualche mese.

Il ragionamento è tarato sull’economia americana, ma si applica perfettamente all’Europa. I depositi bancari in Italia a febbraio sono stati remunerati ancora a un tasso medio dello 0,54% (conti deposito), mentre i titoli di stato italiani a 12 mesi offrono oggi più del 3%, tra l’altro con un’imposizione fiscale più che dimezzata. Ci sono resistenze, spesso anche culturali, all’investimento dei risparmi. Molte famiglie italiane, ad esempio, hanno paura persino ad acquistare BTp. Tuttavia, la legge dei grandi numeri ci suggerisce che questo squilibrio non sia sostenibile a lungo: o le banche alzano in misura consistente i tassi o i depositi bancari si assottiglieranno. E questo avverrebbe mentre le banche dovranno restituire i prestiti presi sottocosto dalla Banca Centrale Europea (BCE) alle aste T-Ltro.

Recessione fabbricata da banche centrali

Nell’uno o nell’altro caso, i margini degli istituti di credito finiranno sotto pressione. I prestiti all’economia diverranno più cari e ciò innescherà la recessione di cui parla Grundlach. Del resto, la storia ce lo dice: le banche centrali alzano i tassi d’interesse sempre in ritardo e per recuperare il tempo perduto li alzano in fretta e più in alto di quanto avrebbero potuto con un intervento più immediato. Ciò fa precipitare i prezzi degli asset finanziari e inasprisce le condizioni creditizie al punto da provocare una crisi economica.

Forse è per questo che gli economisti monetaristi alla Milton Friedman da decenni sostengono che le banche centrali andrebbero rimpiazzate da computer per aumentare la massa monetaria a ritmi costanti e prevedibili per tutti. L’inflazione è un fenomeno esclusivamente monetario, stando alla loro teoria, e a gonfiarla ciclicamente sono i banchieri centrali con politiche interventiste e non neutrali. Lasciamo le disquisizioni agli economisti. Resta il fatto che i governatori hanno ampiamenti dimostrato i loro limiti nella gestione di questa ondata inflazionistica. Sono intervenuti tardi dopo avere negato per mesi ciò che tutti i consumatori avvertivano, ovvero il calo repentino del potere di acquisto.

Quando si sono accorti che l’inflazione non fosse “transitoria”, hanno iniziato ad alzare i tassi d’interesse a ritmi che non si vedevano da decenni. Nel caso della BCE, più velocemente di sempre. Ciò ha stravolto in pochi mesi l’ambiente per gli investimenti e a maggior ragione dopo oltre un decennio di tassi a zero o persino negativi. La recessione in arrivo, almeno secondo Grundlach, aprirebbe le porte al taglio dei tassi. E non sembra un ragionamento isolato, se è vero che il T-bond a 2 anni negli Stati Uniti è passato da un rendimento sopra il 5% dell’8 marzo scorso al 4% attuale.

Il mercato si attende condizioni monetarie più espansive nel medio termine, cioè che la Federal Reserve abbassi il costo del denaro, cosa che avverrebbe alle prime avvisaglie di recessione per la prima economia mondiale.

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