Stasera, la Federal Reserve renderà nota la sua decisione sui tassi d’interesse. Il mercato si attende un rialzo ulteriore dello 0,25% al 5%, che sarebbe probabilmente anche l’ultimo della stretta monetaria avviata un anno fa. I rendimenti dei bond sovrani, tuttavia, sembrano suggerire che le condizioni monetarie da qui a breve diverranno più espansive, cioè che la FED varerà nei prossimi mesi il taglio dei tassi. A tale proposito, risulta interessante guardare al grafico dei T-bond a 2 anni. Le scadenze medio-brevi tendono ad anticipare il livello dei tassi fissato dalla banca centrale.

L’8 marzo scorso, prima che fallisse Silicon Valley Bank, i rendimenti dei bond biennali superavano il 5%. Ed erano sostanzialmente in linea con la previsione sui tassi FED dopo il board di ieri e oggi.

Ma ieri, i rendimenti sulla stessa scadenza erano sotto il 4,20%. Anzi, nelle sedute precedenti erano scesi persino a un minimo inferiore al 3,85%. Adesso, il mercato sovrano segnalerebbe che i tassi d’interesse negli Stati Uniti non solo non saliranno dopo oggi, ma che ripiegheranno in misura notevole nel medio termine. In effetti, i rendimenti dei bond a 2 anni si sono portati molto dietro i livelli vigenti dei tassi già fissati dalla FED. Dopo stasera, saranno a -80 punti base o lo 0,80% inferiori.

Lo stesso sta accadendo nell’Area Euro. Una settimana fa, i rendimenti dei bond tedeschi a 2 anni risultavano al 3,33%. Ieri, erano al 2,55% e lunedì erano scesi al 2,33%.

Rendimenti Bund a 2 anni

Rendimenti bond giù con short squeeze

Anche in questo caso, il Bund a 2 anni stava sopra i tassi sui depositi bancari della Banca Centrale Europea (BCE) fino a una settimana fa. Essi sono stati alzati giovedì scorso al 3%. Adesso, stanno sotto di circa mezzo punto percentuale. Dunque, anche il mercato sovrano “benchmark” nell’Area Euro fa intendere che la BCE presto annuncerà il taglio dei tassi.

Per quanto la spiegazione resti valida in entrambi i casi, dietro al crollo dei rendimenti dei bond si celerebbe anche altro. Gli esperti lo definiscono short squeeze. La crisi delle banche ha fatto correre agli acquisti di obbligazioni per via della minore propensione al rischio sui mercati. Poiché la liquidità sul comparto dei bond è scarsa, la maggiore domanda ne ha fatto impennare i prezzi. A quel punto, coloro che avevano scommesso al ribasso, prevedendo ulteriori forti rialzi dei tassi, hanno comprato per limitare le perdite. Ciò ha colpito i rendimenti più di quanto non sarebbe stato logico in base ai tassi attesi.

Con il ritorno della liquidità, il mercato obbligazionario dovrebbe registrare un rialzo dei rendimenti dei bond e un contestuale calo dei prezzi. Non che si torni necessariamente alla situazione di pochi giorni fa. Solo che l’entità del taglio dei tassi segnalata potrebbe al momento risultare eccessiva e fuorviante. Ne sapremo di più stasera, quando dalle parole del governatore Jerome Powell trapelerà la direzione che la FED intende assumere nei prossimi mesi.

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