Il 2022 sarà un anno particolarmente positivo per le pensioni italiane, le quali beneficeranno non di uno, né di due, bensì di tre aumenti. Che il capitolo previdenziale continui a tenere banco nel governo e nella maggioranza, lo sappiamo. Con la fine di quota 100 prevista per fine mese, si aprono scenari ancora dubbi sui requisiti che saranno necessari per lasciare il mondo del lavoro prima dell’età pensionabile ufficiale, attualmente fissata in 67 anni.

Tornando agli aumenti delle pensioni, come dicevamo le notizie stavolta appaiono nettamente positive.

Per prima cosa, dall’anno prossimo sarà introdotto un nuovo calcolo per la rivalutazione degli assegni: sarà del 100% dell’inflazione ISTAT dell’anno precedente per gli importi fino a 4 volte il trattamento minimo; del 90% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo; del 75% sopra le 5 volte.

Per il 2022, il Ministero di economia e finanze ha da poco pubblicato un decreto con cui fissa all’1,7% la rivalutazione delle pensioni. Salvo possibili variazioni al rialzo per il caso in cui l’inflazione nel 2021 risultasse superiore. Quella acquisita nei primi 11 mesi dell’anno è stata, infatti, dell’1,9%. Per intenderci, questo significa che una pensione di 1.000 euro lordi al mese salirà di 17 euro. Un assegno di 600 euro crescerà di 10 euro. E uno di 2.000 euro avrà un aumento di 34 euro.

Aumenti pensioni grazie alla manovra fiscale

Questo aumento arriva dopo quello nullo relativo al 2020, anno in cui l’inflazione è stata persino leggermente negativa. Certo, stiamo parlando di semplice recupero del potere d’acquisto, per cui gioire sarebbe paradossale. Ma per fortuna dei pensionati arriveranno altri due aumenti. Un secondo sarà conseguenza dell’aumento delle detrazioni. Fino a tutto il 2021, sulle pensioni si paga l’IRPEF solo a partire da assegni annuali sopra 8.174 euro. Dal 2022, l’aliquota del 23% scatta sopra 8.500 euro. Questo significa, ad esempio, che chi percepisce 20.000 euro lordi all’anno, otterrà un beneficio di 80 euro, circa 6,67 euro al mese.

E poi ci sarà il taglio dell’IRPEF. Scenderanno le aliquote del 27% al 25% e dal 38% al 35%. I beneficiari saranno i titolari di redditi tra 15.000 e 50.000, ma anche quelli che posseggono redditi più alti riceveranno benefici, pur attutiti dall’aumento dell’aliquota al 43% fino a 75.000 euro. Tornando all’esempio di una pensione da 20.000 euro lordi annui, l’assegno aumenterà di altri 100 euro, cioè di 8,33 euro al mese. In totale, tra aumento della “no tax area”, taglio delle aliquote e rivalutazione, gli aumenti sarebbero di 540 euro all’anno, circa 43 euro e rotti al mese, +2,7% rispetto a quest’anno.

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