Tanta roba attorno alle pensioni con la legge di Bilancio per il 2024, seppure non il più delle volte nella direzione auspicata dai lavoratori. In generale, il governo ha varato norme più restrittive per lasciare il lavoro in anticipo rispetto ai 67 anni di età. Ma c’è un’eccezione che riguarda la pensione contributiva e, in particolare, per le donne. Le novità essenzialmente sono due. Prima, però, dobbiamo spiegare cosa sia la pensione contributiva. Essa spetta a coloro che hanno iniziato a versare il primo contributo dopo il 31 dicembre del 1995.

In genere, si tratta di lavoratori attualmente sotto i 50 anni di età. A loro spetterà un assegno calcolato interamente sulla base dei contributi versati e degli anni di vita residua stimati dall’Istat all’età di pensionamento.

Requisiti più morbidi a 67 anni

Ad oggi le norme in materia vietano di lasciare il lavoro a 67 anni con la pensione contributiva se l’importo dell’assegno determinato risulti essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale. Poiché questo nel 2023 si attesta a circa 503 euro, bisogna maturare almeno 755 euro di assegno mensile per poter lasciare il lavoro a 67 anni. Altrimenti, si dovrà attendere il raggiungimento dei 70 anni. Questa norma è stata ammorbidita con la possibilità per tutti, uomini e donne, di andare in pensione con un assegno pari almeno a quello sociale.

Requisiti più stringenti a 64 anni

Ma c’è una seconda novità che riguarda proprio le donne. E’ possibile con la pensione contributiva lasciare il lavoro a 64 anni, a patto di possedere almeno 20 anni di anzianità contributiva e un assegno mensile non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Grosso modo, quest’anno serve un importo di circa 1.409 euro al mese per andare in quiescenza attraverso questa strada. Il governo ha deciso, però, di inasprire questo requisito, portando a 3 volte l’assegno sociale l’importo minimo spettante. Ciò significa che, sempre facendo riferimento a quest’anno, l’assegno dovrebbe risultare non meno di 1.510 euro al mese per poter lasciare il lavoro in anticipo.

Serviranno 100 euro in più. La platea dei beneficiari si restringerà.

Pensione contributiva donne, le novità

Tuttavia, le donne con figli potranno scampare a tale inasprimento. Le donne con almeno un figlio potranno maturare il diritto con un importo mensile pari a 2,8 volte l’assegno sociale. In pratica, per loro i requisiti rimarranno inalterati. Invece, le donne con almeno due figli potranno andare in pensione con il metodo contributivo se percepiranno un importo di almeno 2,6 volte l’assegno sociale. Per loro i requisiti saranno più morbidi rispetto alla disciplina ancora vigente.

Sempre basandoci su quest’anno, alle donne con due o più figli basterà percepire meno di 1.310 euro al mese per andare in pensione a 64 anni, cioè con tre anni di anticipo. Si tratta evidentemente di un insieme di norme che tende ad agevolare le donne che nella loro vita hanno avuto figli e, quindi, si sono dovute barcamenare tra lavoro e casa. Un premio che punta in futuro ad incentivare la natalità, com’è nelle corde di questo governo. Va da sé che le donne senza figli saranno sottoposte alla stessa disciplina prevista per gli uomini, subendo l’inasprimento dei requisiti.

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