Andare in pensione a 67 anni è una cosa fattibile a condizione che si raggiunga una determinata carriera contributiva. Lo prevede la pensione di vecchiaia. Senza contributi niente pensione, ma c’è la possibilità di arrivare all’assegno sociale, misura anche questa che ha nei 67 anni la sua età anagrafica ma che però non prevede contribuzione da versare. Questo non vuol dire che non ci siano altri requisiti da completare per entrare nel perimetro dell’assegno sociale. Ma quali sono le differenze tra una pensione di vecchiaia, la minima, e l’ex pensione sociale (come si chiamava una volta l’odierno assegno sociale)?

“Salve, sono arrivato alle porte dei miei 67 anni di età ed ho una carriera di 19 anni di contributi.

Mi mancano 5 o 6 mesi di contributi per arrivare ai 20 previsti. Ma so che a 67 anni c’è anche l’assegno sociale. Mi spiegate le differenze tra le due misure perché vorrei capire cosa mi conviene fare, se trovare un altro lavoretto visto che ho perso il lavoro a maggio 2023 o se a novembre compiendo i 67 anni di età è meglio andare in pensione con l’assegno sociale.”

Le differenze tra assegno sociale e pensione di vecchiaia, quale scegliere?

L’unica cosa che accomuna assegno sociale e pensione di vecchiaia sono i 67 anni di età. Perché per il resto parliamo di due misure diverse in tutto, a partire dalla loro natura. La pensione di vecchiaia è una misura tipicamente previdenziale che ha nell’età anagrafica ed in quella contributiva i requisiti da completare. Si tratta di una delle due misure principali del sistema insieme alla pensione anticipata. Tanto è vero che si chiama pensione di vecchiaia ordinaria. L’assegno sociale invece è una misura tipicamente assistenziale perché all’età anagrafica aggiunge solo una determinata condizione reddituale del richiedente e del suo coniuge se presente.

La pensione di vecchiaia o l’assegno sociale?

Entrando nel dettaglio delle due misure, le differenze vanno ben oltre i requisiti da centrare.

Perché per esempio la pensione di vecchiaia, essendo previdenziale una volta assegnata non viene perduta mai e accompagna il beneficiario per il resto della vita. Diverso il caso di chi invece prende l’assegno sociale. Infatti la misura essendo collegata al reddito, può essere perduta se dopo la decorrenza del trattamento, qualcosa cambia da questo punto di vista per il beneficiario. Oltretutto, l’importo della pensione di vecchiaia è sempre quello e si adegua ogni anno al tasso di inflazione.

L’importo dell’assegno sociale invece è suscettibile di variazione in base a quello che abbiamo detto prima e perché la misura è collegata ai redditi del beneficiario. Anche l’assegno sociale comunque si adegua annualmente al tasso di inflazione previsto annualmente.

Pensioni minime e assegno sociale

L’importo dell’assegno sociale per il 2023 è pari a 503,27 euro. Alla luce del già citato tasso di inflazione l’assegno sociale verrà sicuramente incrementato nel 2024. La pensione di vecchiaia invece è variabile in base al numero di anni di contributi previdenziali e all’entità di questi contributi. In linea di massima la pensione di vecchiaia è sempre più alta dell’assegno sociale, anche se non mancano casi di pensioni di vecchiaia di importo inferiore a 500 euro che vengono poi integrate al trattamento minimo o aumentate con le maggiorazioni sociali. In questo caso però inizia a diventare fondamentale il reddito del beneficiario anche per le pensioni di vecchiaia. Perché le somme aggiuntive di integrazione e maggiorazioni sono assoggettate a verifica annuale proprio come l’assegno sociale.