L’oro non si ferma più. Stamattina, la quotazione del metallo viaggiava in area 1.885 dollari l’oncia, circa 35 in meno dell’apice toccato nel settembre 2011. Dall’inizio dell’anno ha messo a segno un rialzo di circa il 25%, superato da quello dell’argento, che sfiora il 29%. Esso prezza sopra i 23 dollari l’oncia, raddoppiando i valori minimi toccati a marzo, quando la quotazione era arrivata a scendere sotto i 12 dollari. Da cosa dipende questo rally e perché il boom dell’argento sta surclassando quello dell’oro?

E’ l’argento e non l’oro il metallo a cui fare attenzione in piena crisi, ecco i segnali

Le tensioni geopolitiche tengono banco da settimane e stanno culminando in questi ultimi giorni con lo scontro tra USA e Cina, che passa dall’embargo che anche il Regno Unito ha imposto su Huawei, impedendo al colosso di accedere alla sua rete 5G.

Come forma di iniziale ritorsione, la TV di stato di Pechino sta oscurando le partite della Premier League, un segnale abbastanza chiaro inviato a Londra sulle ripercussioni commerciali che rischia di vivere.

Il caso Hong Kong sta inasprendo le relazioni con Washington, che minaccia conseguenze negative per la Cina dopo la decisione di intaccare l’autonomia del territorio autonomo. Inoltre, il boom dei contagi nel mondo, sostenuti dal trend nelle due Americhe, impensierisce i mercati finanziari, facendo temere un prolungamento della recessione iniziata nei primi mesi dell’anno con i “lockdown”.

Il vento spira a favore dell’argento

A differenza di quanto accaduto fino a maggio, il dollaro si sta indebolendo sui mercati valutari, scambiando mediamente ai minimi dal settembre scorso. Ciò è dovuto principalmente al rinvigorimento dell’euro, che sta sfiorando il rapporto di 1,16 contro il biglietto verde, rafforzato dall’accordo trovato tra i 27 capi di stato e di governo della UE sul “Recovery Fund” e che si è iniziato ad intravedere proprio a maggio, quando la cancelliera Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron avevano stretto un’intesa in tal senso.

L’indebolimento del dollaro sostiene i prezzi delle materie prime in esso denominate, rendendole meno care per gli acquirenti non americani.

Si consideri, poi, che l’oro è un asset concorrente delle obbligazioni, i cui rendimenti negli ultimi mesi sono collassati globalmente. Il decennale americano oggi offre lo 0,60%, a fronte di un’aspettativa d’inflazione quinquennale dell’1,40% negli USA. Pertanto, il rendimento reale del Treasury a 10 anni si attesterebbe oggi in area -0,80%. A inizio anno, esso si attestava allo 0,20%. Dunque, i bond sono passati dal rendere già poco all’erodere il capitale investito, spronando il mercato a cercare alternative più appetibili, oltre che ritenute “sicure”.

E l’argento? Oggi, ne servono 82 once per acquistarne una di oro, nettamente sopra la media decennale di 65. Questo significa che il metallo sarebbe sottovalutato, da qui la tendenza a correre più velocemente. E ci sono ragioni più pratiche per questo rally. A differenza dell’oro, l’argento ha un impiego industriale ben più vasto, specie nel comparto dell’elettronica di consumo. Con la ripresa della produzione mondiale dopo i mesi di fermo, la domanda per tale finalità starebbe già salendo e salirà ulteriormente nei prossimi mesi. Pertanto, il boom dell’argento non sarebbe finito, per quanto già le quotazioni attuali si attestino a quasi il 10% più alte della media decennale.

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