Il prezzo dell’oro è salito del 5% in una settimana, raggiungendo i massimi da inizio febbraio. A metà seduta, ieri la quotazione del metallo si aggirava intorno ai 1.905 dollari l’oncia, segnando un rialzo di 90 dollari in sette giorni. I guadagni sono stati alimentati certamente dalla corsa ai safe asset scatenatasi dopo il crac di due banche americane. Non c’è bisogno di ricordarvi che l’oro sia il bene rifugio per eccellenza e che, in quanto tale, tende ad apprezzarsi proprio quando sui mercati si diffonde la paura.

E questo è vero anche stavolta.

Tuttavia, esistono anche ragioni più squisitamente tecniche per cui sta rincarando. La prima è direttamente legata al mercato dei bond. I rendimenti obbligazionari stanno collassando. Negli Stati Uniti, il T-bond a 10 anni è sceso dal 4% ad un minimo sotto il 3,50% in pochi giorni. Lo stesso è accaduto in Europa. Rendimenti più bassi ridanno smalto all’oro, che da asset d’investimento alternativo diventa più appetibile.

C’è anche il fatto che il dollaro stia perdendo quota contro le principali valute mondiali. La correlazione inversa con l’oro è storicamente nota. D’altronde, proprio essa impedì nel 2022 al metallo di correre, pur in presenza di un boom dell’inflazione ai massimi da quaranta anni presso le principali economie avanzate. Per non parlare del fatto che l’oro sembra apprezzarsi anche in virtù di una stretta monetaria globale attesa al capolinea.

Nuovi guadagni per l’oro?

Possibilità di ulteriori guadagni per il prossimo futuro? Dobbiamo premettere che rendimenti più bassi non necessariamente garantiscono una quotazione dell’oro maggiore. Se essi si dovessero accompagnare a un calo dell’inflazione di pari entità o persino superiore, l’oro potrebbe persino ripiegare per effetto dello sgonfiamento della paura per l’instabilità dei prezzi. A rilevare sui mercati sono i tassi reali, non nominali. E le aspettative d’inflazione stanno “raffreddandosi” nel pianeta, un fatto che non depone a favore del metallo.

A dargli vigore, tuttavia, ci penserebbe l’indebolimento progressivo del dollaro.

Più in generale, il discorso è questo: se il nuovo corso monetario che scaturirà dai crac bancari americani sarà percepito come inflattivo, l’oro avrà margini per mettere a segno ulteriori guadagni e finanche per segnare nuovi record storici già possibilmente quest’anno. Viceversa, se prevarrà la percezione di una depressione mondiale, cioè di un avvitamento sia dell’economia che dei prezzi al consumo, la corsa all’oro avrebbe poco senso. A meno che il timore di un crac globale dei mercati non spingesse il mercato a preferire il metallo agli asset finanziari. Non sembra essere questo il caso.

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