L’estate è la stagione del divertimento, della spensieratezza, dello svago, della sospensione dalla monotonia quotidiana nel resto dell’anno. Ma è anche il momento in cui coloro che sono entrati negli “anta” esternano i loro sentimenti di nostalgia per un passato che non c’è più. Agli occhi dei più giovani saranno anche “boomer”, ma è un sentimento che prima o poi riguarda tutti nella vita. E se vissuto nel modo giusto, non è per niente negativo. Da tempo cresce la nostalgia per gli anni della lira italiana, che certa politica strumentalizza come un sentimento contro l’euro.

Si tratta di due piani distinti e che non vale la pena spiegare a chi è imbevuto di ideologia da una parte e dall’altro. Nell’estate 2023, però, a farla da padrona è il Cornetto Algida.

Lira italiana e inflazione

Il gelato è un’icona dell’italianità. Le pubblicità di cornetti, coppette e ghiaccioli sono i monumenti dell’era moderna. Quando li rivedremo tra qualche decennio, avremo consapevolezza di quale fosse l’Italia in quel momento. Andando a ritroso, molti hanno notato che l’inflazione può essere spiegata proprio dall’aumento dei prezzi del gelato. Il raffronto, tuttavia, è stato posto più che altro tra oggi e inizi anni Duemila, poco prima che l’euro soppiantasse la lira italiana. Noi siamo andati ancora più indietro, per l’esattezza al 1980. Fu l’anno che apriva un decennio iconico sotto diversi punti di vista.

Nel 1980 un Cornetto Algida versione Classic costava appena 400 lire. Tanto basta ai più per sostenere che si vivesse molto meglio in quel periodo che non oggi. Sempre quell’anno lo stipendio medio di un lavoratore era di circa 352.000 lire. Questo significa che si potevano comprare al tempo 880 gelati al mese. E considerando che un caffè al bar costava 250 lire, ci si poteva anche permettere più di 1.400 tazzine.

E oggi? Il Cornetto Algida Classic costa 2,50 euro, a fronte di uno stipendio medio mensile netto di 1.700 euro.

Pertanto, oggigiorno potremmo permetterci neppure 700 gelati al mese. Con un’altra differenza non meno importante: la quantità espressa in grammi di gelato tende a ridursi. E’ il fenomeno della shrinkflation, che rende invisibile l’aumento dei prezzi. E il caffè al bar costa in media sopra 1,25 euro. I rincari degli ultimi tre anni sono stati notevoli. Prima della pandemia non arriva a 1 euro, sempre in media. Tuttavia, ancora riusciamo a permetterci lo stesso numero di tazzine al mese quanto nel 1980. Da questo punto di vista, il nostro potere di acquisto è rimasto inalterato.

Cornetto Algida, prezzi in euro oggi

Facciamo due conti, invece, per tradurre i prezzi di allora in quelli odierni, tenuto conto dell’inflazione e, chiaramente, effettuando la conversione da lira italiana ad euro. Le 400 lire per un Cornetto Algida corrispondono in termini nominali a circa 20 centesimi di oggi, ma per effetto dell’inflazione varrebbero sugli 1,15 euro. In effetti, il gelato a inizio anni Ottanta costava relativamente meno del 2023. Lo stesso caffè al bar corrisponde a circa 72 centesimi di euro. Bisogna tornare indietro di almeno cinque anni per trovare una media così bassa per i prezzi. Per fortuna, però, abbiamo fatto qualche passo in avanti anche per gli stipendi. La paga media del 1980 varrebbe oggi poco più di 1.000 euro, circa il 70% in meno di quella percepita dagli attuali lavoratori.

Cosa ci dicono tutti questi numeri messi insieme? La nostalgia per la lira italiana è perlopiù un sentimento comprensibile, pur non fondato su ragioni economiche. Del resto abbiamo iniziato l’articolo chiarendo che si fa confusione tra gli anni in cui c’era la lira e la lira stessa. In effetti, proprio a cavallo tra anni Settanta e Ottanta i tassi d’inflazione arrivarono a superare il 20%.

Oggi, viviamo con terrore un’inflazione al 6-7% e che arriva dopo anni di crescita dei prezzi nulla. Vero è che allora gli stipendi reggevano il passo, mentre oggi ristagnano e anche una minima inflazione finisce col ridurre il potere di acquisto. Questo offriva l’illusione di un aumento costante del benessere, mentre stava avvenendo il contrario. Rispetto ad allora, infine, abbiamo a disposizione un paniere più ricco per i nostri consumi. Lo dobbiamo al progresso tecnologico, alla globalizzazione e al migliorato benessere medio della popolazione.

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