La Corea del Nord ha dichiarato “vittoria” sul Covid, stando ad alcune informazioni trapelate durante la settimana scorsa. A maggio, per la prima volta le autorità avevano parlato di casi di “febbre” sospetta. Da allora, ne sono stati conteggiati 4,77 milioni. Tuttavia, gli analisti si mostrano scettici sia sui numeri che sul buon esito della lotta contro la pandemia. Pyongyang non ha accettato alcun vaccino dall’estero, né dispone dei kit per effettuare i test anti-Covid. Improbabile il dato sui 74 morti.

Il fatto che Kim Jong-Un abbia voluto annunciare la fine della pandemia a seguito della guarigione per il 99,8% dei casi, segnalerebbe la volontà del regime di dedicarsi ad altre priorità. La prima è certamente l’economia.

Economia Nord Corea quasi in carestia

L’Istituto di Sviluppo della Corea, un ente sostenuto dal governo di Seoul, ha parlato di rischio di “carestia silenziosa” per la Corea del Nord. L’anno scorso, il PIL sarebbe diminuito per il secondo anno consecutivo, pur solamente dello 0,1% dopo il -4,5% accusato nel 2020. Ma le condizioni di vita dei nordcoreani sono spaventose. A inizio pandemia, Pyongyang chiuse le frontiere con la Cina, di fatto suo unico partner commerciale. Gli scambi sono così crollati ad appena 710 milioni di dollari all’anno.

Di recente, il governo ha riaperto timidamente le frontiere con la Cina, ma solamente a favore di grandi agenzie statali dedite all’import-export. Nel frattempo, i prezzi dei generi alimentari di base sono esplosi. Il mais è quadruplicato, il riso raddoppiato. Le famiglie più povere non possono permettersi neppure un’alimentazione sufficiente. E se in una prima fase era stata la carenza di prodotti importati ad avere alimentato l’inflazione, negli ultimi mesi sarebbe il collasso del cambio a far salire i prezzi al mercato.

Cambio giù, prezzi su

A Pyongyang, la scorsa settimana un dollaro veniva scambiato contro 8.150 won, il 15% in più in appena un mese.

Sarebbe il segnale che la domanda di valuta straniera stia salendo, forse in previsione di un ripristino dei commerci con la Cina. In effetti, in piena pandemia (all’estero) la Corea del Nord ha assistito a un curioso rafforzamento a doppia cifra del cambio, che si spiegherebbe proprio con la scarsa domanda di dollari e yuan per l’inesistenza di commerci.

Che la situazione sia disperata lo dimostrerebbe anche la proposta del regime nordcoreano alla Russia di inviare 100.000 soldati in Ucraina. Un modo, forse, per entrare più concretamente nelle grazie di Mosca, ricevendo in cambio assistenza finanziaria e materie prime a basso costo. Al contrario, i rapporti con Seoul non migliorano. Per Pyongyang l’origine della “febbre” sarebbe legata al lancio di palloni aerostatici dalla Corea del Sud, le cui autorità hanno definito “ridicole” tali accuse.

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