Dalle stelle alla polvere nel giro di niente. Questa settimana, Godwin Emefiele è comparso dinnanzi ai giudici per rispondere delle accuse di detenzione illegale di armi. Il suo difensore le ha definite “ridicole” parlando con i giornalisti fuori dal tribunale. In effetti, in Nigeria sono tanti i cittadini, tra cui numerosi cacciatori, a possedere un’arma non dichiarata. E non per questo finiscono in galera. L’imputato, che si è dichiarato non colpevole, non è uno qualsiasi. Fino al 9 giugno scorso era stato il governatore della banca centrale per nove anni.

Era considerato il padrone della naira, la valuta domestica ridottasi a carta straccia proprio durante i suoi due mandati.

Passi falsi dell’ex governatore

Per capire cosa sia successo, dobbiamo fare forse un passo indietro all’autunno passato. Fu allora che Emefiele avrebbe compiuto un paio di passi falsi dal punto di vista politico. Un gruppo di sostenitori aveva raccolto una somma di 100 milioni di naira (circa 115.000 euro al cambio attuale) per permettergli di candidarsi alle elezioni presidenziali in programma per quest’anno. Essendo l’allora presidente Muhammari Buhari al termine del suo secondo mandato, non poteva correre per un terzo. L’ex governatore negò di essere interessato alla carica. Ciononostante, egli interpellò il giudice per ottenere un’interpretazione dello statuto dell’istituto, che vieta alle principali cariche interne di dedicarsi alle cosiddette “vocazioni”. Tra queste vi è considerata la politica.

Emefiele successivamente si sfilava dalla querelle. Dopo, annunciò che le banconote di maggiore taglio – 200, 500 e 1.000 naire – sarebbero state ritirate dalla circolazione per essere rimpiazzate da nuove. Ufficialmente, la misura fu giustificata come operazione di routine contro la contraffazione. Tuttavia, si scatenava il caos all’inizio di quest’anno. File interminabili di cittadini davanti alle banche per scambiare le banconote fuori corso con quelle nuove. La carenza di queste ultime finiva con il colpire l’economia della Nigeria, ormai malconcia da diversi anni.

Naira carta straccia con Emefiele

Questa cattiva gestione monetaria gli è valso l’odio della stragrande maggioranza della popolazione. Anche perché arrivava dopo quasi un decennio di misure sbagliate. Sotto Emefiele l’inflazione è volata, il cambio contro il dollaro ha perso circa l’80% del suo valore e le riserve valutarie non sono cresciute. Nel frattempo, il deficit e il debito pubblico sono esplosi per la cattiva condotta fiscale dell’ex presidente Buhari. Un mix che ha innervosito i cittadini, ma anche parte della politica. Secondo alcune interpretazioni, infatti, la sostituzione delle banconote alla vigilia delle elezioni sarebbe stato un atto di sabotaggio contro i candidati. E’ noto che molti di loro comprino i voti e per anni facciano incetta di naire dal taglio più grande per pagare gli elettori in occasione del voto.

Ci sarebbero stati altri estremi per mandare alla sbarra Emefiele, ma il nuovo presidente Bola Tinubu sembra avere scelto la strategia usata dalle autorità americane con Al Capone: virare su reati minori. Il suo arresto, tuttavia, rischia di provocare ulteriori danni all’economia della Nigeria. In ballo c’è la credibilità del nuovo corso politico. Tinubu ha già tagliato i sussidi per il carburante per ridurre il deficit, ma inevitabilmente l’inflazione sta accelerando. Il cambio al mercato nero vale quasi il 10% più debole del tasso ufficiale, segno che la svalutazione non sia sia conclusa dopo il -40% perso dalla naira sotto la nuova presidenza.

Crescita PIL Nigeria in forte frenata

La Nigeria è prima economia africana con un PIL di 480 miliardi di dollari. Negli anni passati era considerata così promettente da essere stata definita stella d’Africa. Sotto Buhari, tuttavia, si è registrata una grossa frenata del tasso di crescita. Nell’ultimo decennio, questa è stata solamente del 2,25% in media all’anno contro il 7,7% del decennio precedente.

Un’occasione perduta, tanto che Tinubu, pur appartenendo allo stesso partito del predecessore, sta cercando il modo di risollevare le sorti dell’economia nazionale in questi primi mesi di mandato. Costi quel che costi, fosse anche di trovare una scusa con cui mandare in galera una potenziale minaccia alla propria presidenza, oltre che alle riforme economiche.

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