L’inflazione è stata la grande protagonista dell’anno da poco trascorso, ma in alcune economie emergenti ha fatto molti più danni che altrove. In Turchia, galoppa verso il 30% dopo essere salita al 21,31% a novembre. La causa scatenante è stato il crollo della lira turca, che ha perso il 45% nel 2021. A sua volta, esso è stato dovuto all’ostinazione con cui il presidente Erdogan ha preteso che la banca centrale tagliasse i tassi d’interesse in pieno aumento dell’inflazione. Al fine di contenere il disagio e le avvisaglie di proteste, Erdogan ha annunciato un paio di settimane fa il varo di un piano “salva risparmi”, che il 31 dicembre è stato svelato nei dettagli dalla banca centrale.

I depositi in lire saranno garantiti dalla volatilità della lira. I titolari riceveranno il tasso più alto tra il deprezzamento del cambio e il tasso d’interesse corrisposto dalle banche per il periodo di detenzione. L’obiettivo consiste nel disincentivare la conversione dei depositi in dollari, praticamente il 60% del totale. Secondo il Ministero dell’Economia, dopo l’annuncio ben 4,5 miliardi di dollari sarebbero stati sottoposti dai risparmiatori turchi a questo schema.

Inflazione in Turchia verso livelli cubani

Ma ci sono anche 270 miliardi di lire, circa 20,20 miliardi di dollari, depositati in oro. Anche per questo fiume di denaro sono stati varati incentivi: i depositi in lire potranno essere remunerati sulla base dell’andamento delle quotazioni dell’oro. Tutto, pur di convincere i turchi che la loro moneta non sia carta straccia. Dall’altra parte del pianeta, è accaduto anche di peggio. Il governo di Cuba da inizio 2021 ha eliminato dalla circolazione il peso convertibile (CUC), il quale era legato al dollaro da un cambio fisso di 1:1. E’ rimasto in circolazione il peso cubano (CUP), che contro il dollaro scambia a 24:1. Poiché 1 CUC equivaleva a 1 CUP, di fatto la riforma monetaria ha portato alla svalutazione del cambio del 96%.

Per ammissione dello stesso ministro dell’Economia e della Pianificazione, Alejandro Gil, l’inflazione nel 2021 dovrebbe essere arrivata al 70%. E questo è stato l’aumento accusato dalla carne di maiale, principale alimento della cucina dell’isola. Tra carenza e costo proibitivo per gran parte delle famiglie, a Capodanno è di fatto sparito dalle tavole.

L’inflazione a Cuba e Turchia ha cause diverse, ma il minimo comune denominatore è la pessima gestione monetaria. Dopo avere recuperato fino al 35% in poche sedute, la lira turca è tornata a deprezzarsi contro il dollaro di circa il 20%. La sfiducia verso di essa resta alta in patria, anche perché il rally successivo all’annuncio di Erdogan sarebbe stato trainato principalmente dagli interventi della banca centrale e del sistema bancario pubblico e non dalla corsa alla conversione dei risparmi in valuta locale. Il fatto è che l’istituto di dollari in cassa non ne ha tanti, anzi non ne avrebbe per niente senza le operazioni swaps con le altre banche centrali e le esposizioni verso le banche domestiche. Senza un cambio di rotta di Erdogan sui tassi, la lira tornerà ai minimi storici di due settimane fa e l’inflazione galopperà verso i livelli cubani.

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