Sul mercato dei mutui e dei prestiti si aggira un fantasma, che alle banche italiane può arrivare a costare sui 5 miliardi di euro. E’ l’effetto della sentenza n.263 della Corte Costituzionale, datata 22 dicembre 2022. Ma prima di capirne il contenuto, dobbiamo tornare indietro di quasi tre anni e mezzo. Era l’11 settembre del 2019 e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea emetteva una sentenza a suo modo storica. Essa fu considerata non a torto una vittoria per i consumatori del continente.

La sentenza C-383/18 cosiddetta “Lexitor” stabiliva che nel caso di estinzione anticipata di mutui e prestiti, il debitore ha diritto al rimborso di tutti i costi applicata dal creditore alla firma del contratto. Non solo i costi “recurring”, come gli interessi relativi al capitale residuo restituito in anticipo, bensì anche i costi “up front”. Tra questi troviamo le spese d’istruttoria ed eventuali commissioni a favore di intermediari. Chiaramente, in proporzione al periodo residuo del prestito.

Da Lexitor a sentenza Consulta

Con il governo Draghi, l’Italia aveva cercato di rimediare alle possibili richieste dei clienti alle banche. L’art.11-octies del Decreto Sostegni-bis del 25 maggio 2021, convertito nella legge n.106 del 23 luglio 2021, stabiliva che i costi di mutui e prestiti nel caso di estinzione anticipata fossero rimborsabili solo in relazione ai contratti conclusi dopo il 13 agosto 2010 e fino all’entrata in vigore del decreto stesso solo se “recurring”. Perché dal 13 agosto 2010? In quella data, l’allora governo Berlusconi emise  il Decreto Legislativo n.141 con cui recepiva l’art.16 par.1 della Direttiva 48/2008/CE relativa al credito dei consumatori.

La Consulta ha dichiarato incostituzionale questa limitazione temporale, sostanzialmente avallando la retroattività dei rimborsi per tutti i costi di mutui e prestiti nel caso di estinzione anticipata. In pratica, la sentenza Lexitor deve essere applicata anche per i contratti conclusi prima del 2021.

Una decisione, che farà felici i clienti italiani che avevano estinto anticipatamente il loro prestito e si erano visti rimborsare dall’istituto solo parte dei costi ad esso relativi.

Costi mutui da rimborsare, vantaggi per clienti

Banche e società finanziarie rischiano il salasso. Compass aveva già accantonato al fondo rischi 11,7 milioni di euro dopo la sentenza Lexitor. Detiene una quota del mercato del credito al consumo italiano del 13%, più di Unicredit (12%) e meno di Agos (15%) e Prestitalia di Intesa Sanpaolo (19%). Gli effetti della sentenza di dicembre sono dirompenti, specie per coloro che avessero precedentemente al 2021 provveduto all’estinzione anticipata di mutui o prestiti con molti anni prima della scadenza.

Il tema dei mutui è tornato ad essere sensibile nell’ultimo anno, a causa dei forti rialzi dei tassi d’interesse. Le rate mensili sono esplose rispetto a quelle che si pagavano fino agli inizi del 2022. A farne le spese i titolari di mutui a tasso variabile e i nuovi sottoscrittori dei mutui a tasso fisso. L’estinzione anticipata può essere un modo per porre fine a un finanziamento considerato insostenibile o fuori mercato, rimborsandolo grazie alla contrazione di un altro finanziamento dalle condizioni migliori. Ciò avviene nel caso in cui l’istituto di credito rifiutasse di concedere la surroga del contratto e non se ne trovasse un altro disposto a subentrarne. Infatti, la sostituzione tout court del mutuo o prestito crea un nuovo contratto vero e proprio.

[email protected]