Vi immaginate se un nuovo operatore del credito vi consentisse di surrogare il mutuo a un tasso di interesse del 40% più basso di quello medio erogato in Italia? E’ quanto sta accadendo in Svezia, dove una società di fintech venture, chiamata enkla.com, ha lanciato un mutuo a tasso fisso dello 0,95% e che mira a surrogare i mutui già erogati mediamente all’1,6% annuo nel paese scandinavo. Potranno farne richiesta tutti coloro che hanno ottenuto un prestito fino a 5 milioni di corone (circa 500.000 euro) e fino all’85% del valore commerciale dell’immobile.

L’obiettivo della società dei fratelli Alexander e Marcus Widegren, rispettivamente software engineer ed ex trader di Lehman Brothers, consiste nell’erogare 100 miliardi di corone entro i prossimi 18 mesi. Considerando che l’intero mercato dei mutui svedesi ammonta a 3.000 miliardi di corone, enkla.com arriverebbe così a una quota del 3% del mercato domestico in appena un anno e mezzo. E le richieste di surroga inviate alla società si aggirano sul miliardo di corone ogni ora. L’operazione di enkla.com verrà rifinanziata con l’emissione di bond. La società beneficerà per ogni mutuo di una commissione dello 0,35%, una percentuale modesta, ma resa possibile grazie allo screening delle pratiche di qualche centinaio di volte più veloce di quello effettuato da un ordinario funzionario di banca.

Il tema sembra abbastanza sensibile in un’economia, dove il debito delle famiglie è salito in un decennio dal 66% all’87% del pil, in gran parte proprio per l’accensione di mutui sempre più alti, al fine di tenere testa al boom dei prezzi delle case, praticamente triplicati dalla metà degli anni Novanta ad oggi.

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Rivoluzione fintech

Ma la fintech nel settore dei mutui non è un’esclusiva della Scandinavia. Secondo un recente report della Federal Reserve Bank of New York, essa ha contribuito per l’8% dell’intero mercato americano nel 2016, percentuale quadruplicata rispetto al 2010, registrando tassi di crescita più alti per le surroghe e i rifinanziamenti di prestiti emessi dalla Federal Housing Administration, quelli che tipicamente si rivolgono alle famiglie a basso reddito.

Secondo il report, tali mutui verrebbero erogati dalle società fintech negli USA più velocemente di quelli tradizionali del 20%. Cosa ancora più interessante: a fronte di mutui erogati in meno giorni, i tassi di deterioramento dei prestiti sono risultati del 25% più bassi. E i benefici aumenterebbero con i volumi processati: +13,5 giorni per un istituto tradizionali al raddoppio delle pratiche da seguire, +7,5 giorni per le società fintech.

Altro aspetto rilevante: nelle contee in cui la quota di mercato delle società fintech risulta più alta si registra una maggiore tendenza a prestare denaro e a rifinanziare prestiti già erogati. Come dire, più è alta la concorrenza dei nuovi attori finanziari, maggiore tende ad essere l’accoglimento delle richieste di prestito da parte del panorama bancario. Questione di tempo, prima che anche l’Italia venga investita dalla rivoluzione in atto. E sarebbe un tonificante per un’economia come la nostra, in cui il sistema bancario è quasi imploso negli ultimi anni, travolto da una montagna di crediti deteriorati, mancando di sostenere la ripresa con l’erogazione di nuovi prestiti.

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