Il crollo dei tassi di mercato sta avendo conseguenze pratiche piuttosto forti sul mercato dei mutui immobiliari. Nei giorni scorsi, vi abbiamo dato qualche esempio con Eurirs e Euribor, a cui sono agganciati rispettivamente i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile. Ormai, il fenomeno dei tassi negativi ha contagiato questi indicatori di riferimento, tanto che l’Eurirs a 10 anni si attesta in questi giorni al -0,07%. E la scadenza più longeva, quella dei 30 anni, arriva a malapena allo 0,38%.

All’inizio dell’anno, si partiva da 0,77% fino a 1,33%, per cui in poco più di sette mesi si è registrato un crollo superiore agli 80 centesimi nel primo caso e prossimo all’1% nel secondo. Inutile dirvi che tutta la curva dell’Euribor giace abbondantemente sottozero, con la scadenza a 1 mese in area -0,40%, pari al tasso BCE sui depositi overnight.

In Danimarca, è diventato realtà l’acquisto di casa senza il pagamento degli interessi. Nordea Bank ha annunciato che offrirà ai clienti un mutuo a 20 anni a tasso zero, mentre nei giorni scorsi ha modificato il prospetto informativo per rendere possibile persino l’ipotesi di un mutuo a 30 anni a tassi negativi. In quest’ultimo caso, non solo i clienti non pagherebbero nulla, essi stessi verrebbero pagati dall’istituto per indebitarsi.

Per capire come sia possibile, bisogna tornare alle caratteristiche peculiari del mercato immobiliare danese, di cui vi abbiamo dato conto anche in un articolo di qualche giorno fa. Le banche qui finanziano l’erogazione dei mutui con l’emissione di obbligazioni coperte dall’ipoteca immobiliare. E proprio in questi giorni è notizia che Jyske Bank ha annunciato l’emissione di un bond a 10 anni con cedola negativa. Attenzione, “cedola” e non rendimento, uno scenario ancora più forte di quello a cui ci stiamo abituando da tempo. In pratica, gli obbligazionisti periodicamente, anziché ricevere gli interessi dalla banca, sarebbero essi a dovere pagare quest’ultima per averle prestato denaro.

Obbligazioni con cedola negativa, ultima follia in Europa di un mercato fuori di senno

Mutuo come prodotto “esca”

E’ evidente che siamo in un mondo sottosopra, a causa dell’eccesso di liquidità sui mercati, sia per le politiche monetarie ultra-espansive delle principali banche centrali, sia anche per i forti timori che serpeggiano tra gli investitori sugli impieghi alternativi dei capitali. La finanza preferisce investire denaro in assets a perdere, purché siano sicuri. Il fatto che il capitale ne risulti eroso sarebbe un costo considerato accettabile per non incorrere in perdite percepite ancora maggiori.

Certo che in Italia non siamo ancora al punto di poter prendere in prestito denaro in banca con un mutuo a tasso zero. Le migliori offerte a tasso variabile giacciono sotto l’1%, quelle a tasso fisso sotto il 2%. Livelli storicamente, va detto, molto bassi. Forse la Danimarca rappresenta un esempio estremo, anche sul fronte della politica monetaria, ma forse sta solo anticipando i tempi, come ha fatto la sua banca centrale nel 2012 con l’introduzione dei tassi negativi, esempio seguito qualche anno dopo dalla BCE. Più in generale, sembra che le banche in Europa stiano utilizzando i mutui non più solamente e tanto per farci profitti, quanto per offrire un prodotto alla clientela che funga da esca per allacciare un più stabile rapporto di lungo periodo, nel corso del quale venderebbero servizi finanziari più remunerativi. I tassi azzerati di questi anni starebbero accelerando la tendenza.

Mutui contagiati dai tassi negativi, gli interessi crollano e alleggeriscono le rate 

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