Ci sono buone notizie per chi ha contratto un mutuo a tasso variabile. Per la prima volta, l’Euribor a 3 mesi è sceso sotto il -0,50% nella settimana scorsa, mentre l’Euribor a 1 mese ha toccato un nuovo minimo storico al -0,535% il 10 settembre, risalendo al -0,523% nella giornata di venerdì. Si tratta dei tassi di mercato a cui si aggancia la stragrande maggioranza dei mutui a tasso variabile, la cui rata risentirà, quindi, del trend positivo per le famiglie.

La discesa dell’Euribor è in sé un segnale negativo per l’economia dell’Eurozona, riflettendo aspettative “fredde” sull’inflazione, che a loro volta sono conseguenze di consumi poco dinamici o in calo e creano condizioni monetarie ultra-accomodanti.

In effetti, questo tasso risulta dall’applicazione media degli interessi sui prestiti interbancari ed erogati dai principali istituti europei.

L’Eurozona sta uscendo dalla devastante crisi provocata dall’emergenza Covid-19 e la risalita del pil dovrebbe essere iniziata nel terzo trimestre, sebbene probabilmente si mostrerà meno veloce di quanto atteso nei mesi precedenti. L’area è a rischio di una seconda ondata di contagi con l’arrivo dell’autunno, anzi già tra agosto e settembre la curva epidemiologica si è impennata praticamente ovunque, suggerendo che l’uscita dalla crisi sanitaria sia meno vicina del previsto e con ciò anche il superamento degli effetti recessivi. Minore il rimbalzo delle economie e maggiore la necessità per la BCE di continuare a sostenerle con tassi ai livelli attuali o persino più bassi e per un periodo più lungo, anche perché in agosto i prezzi al consumo nell’area sono diminuiti su base annua, lanciando l’allarme deflazione per la prima volta dopo 4 anni.

Tassi dei mutui ai minimi storici, ma i prezzi delle case non accennano a diminuire

Prospettive mutui tasso variabile

Il quadro che emerge appare orientato a delineare una curva dei tassi Euribor pressappoco ai livelli attuali ancora a lungo.

Questo farebbe la gioia dei titolari di mutui a tasso variabile già contratti, mentre per coloro che dovranno contrarli il discorso parzialmente potrebbe cambiare, in quanto le banche cercheranno un minimo sollievo ritoccando all’insù gli spread, al fine di allestire un tasso finale che eviti di sprofondare ancora più negativamente.

Chiaramente, le condizioni future del mercato dipenderanno anche dal successo del “Recovery Fund”, il fondo UE da 750 miliardi di euro, che emettendo obbligazioni sovranazionali a nome e per conto di tutti gli stati comunitari, li elargirà loro per sostenere la ripresa economica post-Covid. I primi prestiti non arriveranno a destinazione prima dei primi mesi del 2021. Ci vorranno ulteriori mesi per iniziare ad avvertirne i risultati, anche se nel frattempo potrebbero influire positivamente sulle aspettative di imprese e consumatori, sostenendone produzione e consumi. Se così fosse, il rischio deflazione verrebbe scongiurato e il rimbalzo del pil sarebbe più veloce. I tassi Euribor inevitabilmente risalirebbero un po’, sebbene difficilmente rivedranno l’area positiva da qui a breve. Si consideri, infatti, che il tasso a 3 mesi è negativo da oltre 5 anni, quello a 1 mesi da circa 5 anni e mezzo. Infine, va da sé che un ruolo determinante lo giocherà l’andamento del mercato immobiliare italiano, già in forte contrazione per tutto il decennio passato.

Mutui casa attesi in calo: e se le banche smettessero di prestare denaro?

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