Le elezioni suppletive a Siena di inizio ottobre sanciranno un momento cruciale per Monte Paschi di Siena (MPS). Fino ad allora, le trattative tra Tesoro e Unicredit resteranno verosimilmente “congelate”. Troppi i rischi politici che il dossier si porta dietro. Nel collegio corre tra l’altro il segretario del PD, Enrico Letta, che punta a rimpiazzare alla Camera Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia e oggi presidente di Unicredit.

Negli ultimi giorni, sia i prezzi delle azioni che delle obbligazioni subordinate MPS sono caduti.

Gli investitori sono consapevoli che Piazza Gae Aulenti abbia il coltello dalla parte del manico e, per assenza di alternative, può imporre le sue condizioni per il matrimonio con Siena. Chiede al Tesoro, oggi azionista di MPS al 64,2% del capitale, una banca ripulita dai crediti deteriorati, garanzie per neutralizzare l’impatto dell’acquisizione sul patrimonio, fino a 6-7 mila dipendenti in meno e nessuno sportello nel Meridione.

Eppure, non è detto che il piano Unicredit sia l’unico sul tavolo del governo. Da alcune settimane, si parla apertamente sui giornali di cosiddetto piano Isacco. Il nome biblico ci rievoca un episodio piuttosto noto ai cristiani: su richiesta di Dio, il patriarca Abramo è pronto a sacrificare il suo unico figlio, che si chiama per l’appunto Isacco, partorito in avanzata età dalla moglie Sara e proprio per un miracolo divino. Un attimo prima di compiere il sacrificio sul monte Moriah, la voce di un angelo ferma Abramo. Nel caso di MPS, la prova del sacrificio sarebbe a carico del Tesoro.

Piano Isacco per MPS, ecco come

Il piano Isacco prevedrebbe un accordo tra banca e creditori. Questi sono titolari di cause legali per potenziali 10 miliardi di euro di “petitum” totale. Tra questi abbiamo la Fondazione MPS, un tempo azionista di controllo dell’istituto e che ha avanzato richieste di risarcimento per 3,8 miliardi.

Tuttavia, nelle scorse settimane l’ente ha trovato un accordo con il Tesoro per giungere a una transazione di soli 150 milioni.

In cosa consisterebbe il piano Isacco? Anziché tenere in piedi queste cause legali, che scoraggiano qualsiasi investitore dal trattare con lo stato per comprare MPS, il Tesoro cederebbe loro quote di azioni. Certo, allo stato attuale l’operazione potrebbe apparire poco sensata, se è vero che l’intera capitalizzazione in borsa della banca superi a stento il miliardo di euro. Ma l’alternativa sarebbe vincere solo formalmente le cause in tribunale per ritrovarsi in mano un pugno di mosche. La banca non dispone dei miliardi avanzati dai creditori. Anzi, queste richieste contribuirebbero al fallimento rovinoso di MPS.

Il piano Isacco, dunque, sarebbe una scommessa sul futuro di Siena. I creditori diverrebbero soci di una banca che automaticamente tratterebbe con chicchessia da una posizione negoziale di maggiore forza. E non ci sarebbe in campo solamente Unicredit. Si potrebbe puntare a rendere MPS davvero un terzo o quarto polo bancario nel Bel Paese. Vedremo se vi siano spazi per concretizzare una simile operazione subito dopo le elezioni. I tempi appaiono obiettivamente strettissimi, dato che entro l’anno il Tesoro dovrà ri-privatizzare la banca su ordine della Commissione europea. Certo, se gli fossero concessi i tempi supplementari sarebbe un’altra storia.

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