Il piccolo Molise ha attirato le attenzioni della politica romana nella giornata di ieri. Non fosse stato per gli strascichi del tentato golpe russo, avrebbe occupato le prime pagine dei giornali per almeno qualche ora. Ieri, si votava per eleggere il nuovo presidente della regione e il Consiglio regionale. Ha stravinto il candidato del centro-destra, Francesco Roberti, che ha ottenuto il 62,3% dei consensi. Molto dietro il candidato di centro-sinistra più Movimento 5 Stelle, Roberto Gravina, fermatosi al 36m2%. Il terzo incomodo, il civico Emilio Izzo, non è andato oltre l’1,4%.

Altro trionfo per centro-destra

Il Molise sarà una regione piccola, ma a questo giro ha assunto un’importanza primaria per la scena politica nazionale. Qui, Elly Schlein e Giuseppe Conte si presentavano insieme in quello che è stato mediaticamente ribattezzato “il patto della limonata”. Il Terzo Polo non presentava una lista propria, ma appoggiava il candidato del centro-destra. Una delle due parti rischiava di rompersi l’osso del collo, politicamente parlando s’intende. E a farsi male è stata ancora una volta la segretaria del Partito Democratico. La sua linea sulle alleanze non solo non ha pagato, ma sembra essersi trasformata in un boomerang. Ha gettato i centristi tra le braccia degli avversari, rafforzandone l’entità della vittoria.

I dati non lasciano spazio ad alcun dubbio. Alle regionali del 2018, primo partito fu il Movimento 5 Stelle con il 31,57% dei voti, seguito a lunghissima distanza dal 9,38% di Forza Italia, 9,03% del PD, 8,23% della Lega, 4,45% di Fratelli d’Italia. Solo per citare le principali liste. Alle elezioni politiche del settembre 2022, il centro-destra vinse con il 42,9%, mentre il Movimento 5 Stelle ottenne il 24,3%, il centro-sinistra il 23,4% e il Terzo Polo il 4,8%. Dunque, quale che fosse il riferimento, centro-sinistra e M5S assieme partivano da una base complessivamente del 45%. Ieri, i risultati hanno decretato un tonfo del 10%. Viceversa, il centro-destra è balzato di un 20%.

Atteso era il dato di Forza Italia, al primo test elettorale dopo la scomparsa del leader e fondatore Silvio Berlusconi. Prende il 12% e si piazza seconda lista nella coalizione. Ricordiamo, poi, che il candidato a governatore è proprio un “azzurro”. Dunque, prova superata a pieni voti, per quanto in una regione non difficile per i partiti moderati. Anche se c’è da dire che il Molise poteva essere considerata, in un certo senso, la regione più grillina d’Italia sulla base dei voti di lista ottenuti dal Movimento 5 Stelle qui nel corso delle varie tornate elettorali.

Campo largo si conferma stretto

Invece, a rimetterci le penne, in termini di voti di lista, è stato proprio l’M5S, colato a picco al 7%. Il balzo maggiore lo registra Fratelli d’Italia rispetto a cinque anni fa, salendo al 19% e sostanzialmente confermando i consensi di settembre nel Molise. Elly Schlein avrà su cosa riflettere. Pensare che le alleanze con i “grillini” possano celare l’assenza di popolarità del partito che si ritrova un po’ per caso a guidare da fine febbraio è una pia illusione. Anche perché il dato sull’astensionismo – è andato a votare meno di un elettore molisano su due – conferma che ad andare al mare siano in questa fase soprattutto gli elettori del cosiddetto “campo progressista”. Anziché votare per un candidato pentastellato in rappresentanza anche del Nazareno, molti non si sono recati ai seggi.

Più in generale a mostrarsi fallimentare è la politica radicale di Schlein. La svolta movimentista indispone la base più centrista, che preferisce restarsene a casa. Non crede più che, dinnanzi al “nemico” del centro-destra o destra-centro abbia il dovere civico e/o morale di votare come disciplina di partito imporrebbe. Matteo Renzi esce vincitore da questa partita. Attaccato nei giorni scorsi dalla segretaria dem con l’accusa di essere stato “subordinato” ai desiderata dello scomparso Silvio Berlusconi, aveva avvertito alla vigilia delle elezioni di domenica e lunedì che in Molise Schlein avrebbe preso “una scoppola”.

E così è stato.

Enfatizzare l’importanza e la portata generale di questo voto sarebbe un po’ ridicolo, visto che a votare sono stati poco più di 155.000 persone. Tuttavia, il segnale politico che arriva a Roma è che il Terzo Polo avrebbe un futuro alleandosi con il centro-destra, mentre il “campo largo” non esiste nei pensieri degli elettori che dovrebbero costituirlo. Altro dato saliente: Schlein aderisce ad una manifestazione (altrui) dietro l’altra, che si tratti della protesta contro la precarietà dei “grillini” o di quella contro i presunti tagli alla sanità della CGIL, passando per il Pride di Milano. Questa non è percepita come opposizione seria e costruttiva, bensì pretestuosa.

Molise affossa sogno di rivincita per PD di Schlein

La verità è che Schlein non può nascondere il sole con un dito. Il suo PD è stato al governo per dieci lunghissimi anni tra fine 2011 e il settembre passato. Ha lasciato macerie sul piano economico e sociale. La sanità è stata distrutta a colpi di tagli che hanno fatto tabula rasa sui territori dei piccoli ospedali. Manca il personale medico, mentre gli stipendi dei lavoratori sono andati diminuendo in termini reali e il PIL pure. Se la segretaria non prende atto che il PD sia questo per la maggioranza degli italiani, compresi gli elettori grillini, non andrà da nessuna parte.

Potrà presentare le proposte più belle del mondo, ma non avrà alcuna credibilità dopo che il PD è stato tutto e il suo contrario al governo. Né potrà cavarsela addebitando all’ex premier Renzi tutte le misure che considera sbagliate. In primis, perché il “senatore semplice” di Rignano sull’Arno non ha puntato la pistola alle tempie di nessuno; secondariamente, perché la legislazione più controversa sul piano sociale risale agli anni dei governi Monti e Letta. Basti pensare proprio alla sanità.

Il Molise spegne i desideri di rivincita dopo l’umiliazione accusata alle elezioni amministrative di maggio. Il PD di Schlein alza la voce, ma continua a schierarsi contro l’interesse nazionale negli organismi internazionali, che si tratti di transizione energetica o MES. Non basta riempirsi la bocca di termini sociali per diventare un’alternativa plausibile agli occhi degli elettori progressisti. Con diritti Lgbt, migranti e droga libera il Nazareno non andrà lontano.

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