L’altro ieri, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha postato su Instagram una foto che la ritrae mentre abbraccia il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva. A corredo dell’immagine un commento in cui elogia il capo dello stato, definendolo “un simbolo straordinario di lotta, riscossa e di rivincita delle persone più deboli …”. Questa potrebbe diventare una foto iconica del PD in era Schlein. Per capire chi sia Lula, dobbiamo fare un passo indietro di venti anni.

Siamo nel 2003 quando l’ex calzolaio di umili origini assume la presidenza del Brasile. In otto anni, imprime uno slancio all’economia con una politica di generosi sussidi alle famiglie (vedi Bolsa Familia), attingendo alle enormi entrate derivanti dal boom delle materie prime.

Apparentemente, quando al termine del secondo mandato lascia il governo, il paese sembra avviato allo sviluppo. Invece, poco dopo piomba sotto la sua delfina Dilma Rousseff in un periodo di stagnazione economica, seguita da fasi di recessione. L’assenza di riforme risaltò non appena i prezzi delle materie prime sui mercati internazionali ripiegarono. Il resto lo fece la gravissima tangentopoli brasiliana, nota come “Lava Jato” (Autolavaggio). In pratica, il Partito dei Lavoratori di Lula aveva usato la compagnia petrolifera statale Petrobras come un bancomat per ottenere tangenti per svariati miliardi di dollari. Nel 2016 ne fece le spese proprio Rousseff, destituita dall’incarico con una procedura d’impeachment.

Incontro con Lula scatena polemiche

Lula stesso è andato in carcere per la condanna seguita a un reato di abuso edilizio per il quale fu successivamente scagionato. Al di là delle vicissitudini giudiziarie, Lula è considerato nel mondo un modello di populismo di sinistra. La sua è una politica fondata sul “tassa e spendi” per redistribuire la ricchezza a favore delle famiglie meno abbienti. E’ ostile al capitalismo e intrattiene rapporti con il blocco geopolitico contrario all’Occidente, tra cui Cina, Russia e Cuba.

Ad esempio, tornato alla presidenza per un terzo mandato proprio a inizio anno, non sostiene l’Ucraina, trincerandosi dietro alla necessità di perseguire la pace.

In estrema sintesi, prebende pubbliche, lotta al libero mercato e asse con Putin. Questo è oggi il modello Lula. Egli proseguirà il suo tour in giro per l’Europa. Quale bisogna aveva Schlein di incontrarlo, non ricoprendo incarichi istituzionali? Evidentemente, come si evince dal post, la segretaria del PD lo considera fonte di ispirazione. Del tutto legittimamente. Solo che questa sembra essere una posizione molto distante da quella che avrebbe la maggioranza del partito. Per quanto Lula sia stato sempre venerato a sinistra negli ultimi venti anni, oggi come oggi creano imbarazzo alcune sue prese di posizione sul piano geopolitico.

Non proprio un’idea brillante per Schlein avere abbracciato il tre volte presidente brasiliano proprio quando mezzo partito è sul piede di guerra contro la sua segreteria, accusata di sostegno non convinto all’Ucraina. Basta leggere i numerosi commenti negativi al post social. Gran parte degli elettori dello stesso centro-sinistra non ha apprezzato l’iniziativa. Essa contribuisce a creare un’immagine radicale della sua leadership. Parliamo di un uomo – Lula – che va a braccetto con dittatori sanguinari come Nicolas Maduro in Venezuela e José Daniel Ortega in Nicaragua. C’è la sensazione che anche sul piano delle immagini Schlein voglia rendere il PD un partito massimalista.

Schlein sposta PD a sinistra

Queste posizioni in politica estera si conciliano perfettamente con quelle rivolte alla politica interna. Schlein ha picconato il Jobs Act, la riforma della legislazione del lavoro varata nel 2014 dal governo Renzi e forse il più grande fiore all’occhiello del centro-sinistra al governo nell’ultimo decennio. Invece, si mostra molto favorevole al reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle, che proprio il PD di Nicola Zingaretti avversò dall’opposizione.

Si batte per il salario minimo e sarà in piazza il prossimo sabato con la CGIL per protestare contro i tagli alla sanità (presunti) del governo Meloni. Sabato scorso è stata alla manifestazione dei “grillini” contro la precarietà. Uno spostamento a sinistra che preoccupa la minoranza interna, la quale – è bene ricordarlo – risulta maggioranza tra i parlamentari del partito.

L’aspetto più preoccupante, tuttavia, per gli oppositori interni è un altro. Schlein sposa le cause altrui, come se il PD non fosse in grado di elaborare una linea propria coerente. E rischia di portare acqua ad altri mulini, perché se sono soggetti esterni a dettare la linea del Nazareno, tanto vale sostenere quelli direttamente. La cosiddetta estate militante promessa e pretesa dopo la scoppola delle amministrative rischia di rendere la sua segreteria balneare.

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