Martedì pomeriggio è arrivato il tanto sospirato giudizio della Commissione europea sulla manovra finanziaria dell’Italia, così come degli altri paesi dell’Unione. Ed è stata una promozione “con riserva”, nel senso che la Legge di Bilancio per il 2024 va complessivamente bene, ma esistono almeno due punti su cui Bruxelles vorrà vederci meglio nella primavera prossima. Altri paesi come la Germania hanno ricevuto lo stesso giudizio, mentre peggio è andata alla Francia, la cui manovra “non rispetta i criteri” della Commissione. Dicevamo, due le questioni aperte a Roma: le misure sulle pensioni e la riforma del fisco.

Misure pensioni 2024, Commissione guardinga

In queste settimane, abbiamo dato ampia informazione circa le numerose novità che riguardano chi deve andare in pensione e chi c’è già per il 2024. Senza pretesa di esaustività, le possiamo così riassumere:

  1. Conferma Quota 103 con criteri di accesso più restrittivi;
  2. Conferma Opzione Donna e Ape Social con criteri di accesso più restrittivi;
  3. Ulteriore taglio della rivalutazione degli assegni sopra 10 volte il trattamento minimo;
  4. Ammorbidimento dell’accesso alla pensione contributiva a 67 anni;
  5. Criteri più restrittivi per l’accesso anticipato alla pensione contributiva;
  6. Taglio pensioni per alcune categorie di dipendenti pubblici favorite negli anni Ottanta;
  7. Adeguamento alla longevità media Istat anche per accedere alla pensione anticipata.

Risparmi con manovra di bilancio 2024

Secondo l’Unione Europea, le misure sulle pensioni che vanno nella direzione di confermare le uscite anticipate sono da attenzionare. E così anche si è mostrata poco soddisfatta della riforma fiscale nella parte in cui il taglio delle detrazioni, a suo avviso, non porrebbe rimedio alla pesante erosione della base imponibile ai fini Irpef.

E dire che in queste settimane il dibattito in Italia è stato tutt’altro. I quotidiani di opposizione, così come anche esperti indipendenti, hanno lamentato che le misure sulle pensioni per il 2024 sarebbero persino più restrittive della legge Fornero. C’è stata anche una rivolta, in particolare, tra i medici sulla prospettiva di subire una decurtazione pesante dell’assegno.

Tant’è che il governo starebbe rivedendo tale scelta, ammorbidendola. I risparmi attesi solo da questo provvedimento in venti anni ammonterebbero a 21 miliardi di euro per lo stato.

Governo Meloni e Commissione non cercano scontro

Probabile che la Commissione si sia soffermata troppo su Quota 103, che è ormai diventata una misura oggetto di giudizi iper-ideologizzati. Nel complesso, le misure sulle pensioni del governo Meloni vanno nella direzione di abbassare la spesa previdenziale a lungo termine, non certo di alzarla. E’ vero che avranno effetti permanenti le maggiori spese legate alle uscite dal lavoro anticipate, come rileva la Commissione, ma lo stesso dicasi di tutti i tagli. Basti pensare ai risparmi attesi dal taglio della rivalutazione, stimati in 10,3 miliardi in due anni. Anche nel caso in cui tale misura non fosse confermata dopo quest’anno, avrebbe ugualmente sortito l’effetto di deprimere la base di calcolo per i futuri aumenti in base al tasso d’inflazione.

Tuttavia, al governo Meloni serve tenere buoni rapporti con Bruxelles e a Bruxelles non farsi nemica l’Italia prima delle elezioni europee. La presidente Ursula von der Leyen cerca il bis e i voti di Fratelli d’Italia e degli alleati di centro-destra le risulterebbero eventualmente determinanti. Non c’è aria di bocciatura in primavera, perché nessuno cerca lo scontro. Ma le forme andranno preservate. Sulle misure per le pensioni i margini appaiono strettissimi, se non nulli. Non che dispiaccia più di tanto alla premier, che punta a destinare altrove le scarne risorse disponibili. Certi provvedimenti come Quota 103 sono stati varati al solo fine di accontentare il suo alleato leghista.

Correzioni limitate a misure pensioni 2024

La spesa per le pensioni in Italia è già altissima, in cima alla classifica europea insieme alla Grecia.

Assorbe quasi il 17% del PIL e se l’economia non cresce sono dolori, mentre già sappiamo che la bassa natalità rischia di far deragliare i conti dell’Inps tra pochi anni, non più tra decenni. Non sarà certo su questo capitolo che Giorgia Meloni vorrà immolarsi per portare a casa chissà quale risultato. Anche perché in questi giorni si tratta freneticamente sulla riforma del Patto di stabilità. Sarà tantissimo se riusciremo a strappare alla Germania una versione più flessibile delle vecchie regole fiscali. Di certo, non ce la concederanno per finanziare i prepensionamenti.

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