L’economia italiana non dovrebbe registrare nel complesso del 2023 il segno meno. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, anzi, il PIL segnerà una crescita dello 0,6%, pur in forte rallentamento dopo il +3,9% stimato per lo scorso anno. Niente recessione anche in Germania, dove eppure ieri i dati sul PIL sono risultati inferiori alle previsioni. Nel quarto trimestre del 2022, c’è stata una contrazione dello 0,2% per l’economia tedesca. Hanno battuto le stime, invece, i dati arrivati dalla Francia con un +0,1%. Anche l’economia transalpina ha schivato così il segno meno.

Il PIL italiano si è contratto dello 0,1%, crescendo dell’1,7% su base annua nel quarto trimestre. Le attese erano per un calo dello 0,2%. Nell’intero 2022, risulta aumentato del 3,9%, meglio del 3,7% atteso dal governo. Se non vi fosse alcuna variazione dei dati trimestrali quest’anno, la crescita del PIL sarebbe già dello 0,4%.

Il quadro che si va componendo in Europa risulta essere decisamente migliori delle previsioni dei mesi passati. E l’aspetto saliente per l’economia italiana consiste nel fatto di non essere più la cenerentola del continente. Nel triennio 2020-2022, tra crollo e successivo rimbalzo del PIL la Germania ha messo a segno una crescita dello 0,7%. In altre parole, al 31 dicembre scorso l’economia tedesca risultava dello 0,7% più grande dei livelli pre-Covid. In Francia, il segno è positivo per l’1%, mentre in Spagna resta ampiamente negativo dell’1,3%. E in Italia? Siamo a +0,9%, quasi quanto in Francia e meglio che in Germania.

Economia italiana batte Germania

Prendendo in considerazione le stime del Fondo Monetario per il biennio 2023-’24, otteniamo quanto segue: al 31 dicembre dell’anno prossimo, l’economia francese sarà cresciuta del 3,3% rispetto al 2019. E’ il dato più alto tra le grandi economie europee. Quanto all’economia tedesca, +2,2%, stesso dato della Spagna, che recupererebbe il gap tra quest’anno e il prossimo. L’economia italiana, crescendo dello 0,6% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024, sarebbe a +2,4% sul 2019.

Anche in questo caso, supereremmo la Germania.

C’è da dire che, nel quinquennio considerato, l’Eurozona metterebbe a segno una crescita complessiva del 4,6%. Già avrebbe chiuso il 2022 a +2,3%. In altre parole, il PIL nell’unione monetaria risulta trainato perlopiù dalle economie di dimensioni minori. Non è una novità. Basti pensare ai ritmi di crescita spesso “anomali” dell’Irlanda.

  • Paese      : 2020    2021     2022      2023*        2024*       Crescita 2020-2022    Crescita 2020-2024*
  • Germania: -3,7     +2,6%   +1,9%  (+0,1%)  (+1,4%)        +0,7%                        +2,2%
  • Francia:    -7,8%  +6,8%   +2,6%   (+0,7%)  (+1,6%)        +1%                          +3,3%
  • Spagna:   -11,3% +5,5%   +5,5%   (+1,1%)  (+2,4%)       -1,3%                         +2,2%
  • Italia:       -9%     +6,7%   +3,9%   (+0,6%)  (+0,9%)       +0,9%                        +2,4%

*dati frutto delle stime del Fondo Monetario Internazionale.

Crescita PIL favorita da disinflazione in corso

Da cosa dipende il miglioramento delle stime di crescita per l’Europa? La crisi dell’energia sta avendo forti contraccolpi sulle economie nazionali, le quali si stanno mostrando, però, più resilienti delle previsioni. Contribuisce certamente il clima relativamente mite di questo inverno, che ha reso possibile l’abbassamento dei consumi di gas e, quindi, la riduzione dei prezzi sul mercato continentale. Questi sono scesi nel range 55-60 euro per Mega-wattora, quando alla fine di agosto avevano sfiorato il record di 340 euro.

Con riferimento all’economia italiana, non appena la crisi dell’energia ha iniziato ad attenuarsi la bilancia commerciale è tornata positiva dopo un anno sottozero. A novembre, il surplus delle esportazioni è stato di 1,45 miliardi di euro. Il dato è atteso positivo anche a dicembre, tant’è che l’ISTAT ieri ha preannunciato che nel quarto trimestre la componente estera netta ha offerto un contributo positivo al PIL, contrariamente alla componente domestica. In altre parole, le esportazioni stanno tornando a sostenere la crescita. Resta il dato complessivamente negativo del 2022. Nei primi undici mesi dell’anno, il saldo è stato di -32,1 miliardi. Era stato di +58,7 miliardi nel 2021.

Il crollo del prezzo del gas, la discesa di quello del petrolio e la contestuale risalita del cambio euro-dollaro vanno a comporre un quadro più incline alla disinflazione.

A sua volta, esso porterà la Banca Centrale Europea ad alzare i tassi d’interesse verosimilmente fino a livelli meno alti di quanto era stato previsto. E una politica monetaria meno restrittiva contribuisce a rafforzare le prospettive di crescita, specie in paesi molto indebitati come l’Italia, dove i margini di manovra fiscale si restringono più velocemente quando il costo di emissione dei titoli di stato sale.

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