L’economia italiana è stata la cenerentola d’Europa nel decennio precedente alla pandemia. Anzi, se vogliamo dirla tutta, è da inizio anni Novanta che arranca anche quando le altre economie europee camminano. Ma da qualche tempo le previsioni sono smentite in positivo. Nel 2020, il PIL italiano accusò un crollo del 9%. Dovremmo tornare al periodo della Seconda Guerra Mondiale per trovare un dato più negativo. Allora fu la distruzione fisica delle imprese a provocare la caduta della produzione. Stavolta, hanno inciso le chiusure per frenare i contagi da Covid-19.

L’anno seguente, vale a dire nel 2021, il PIL è rimbalzato del 6,7%. Molto meglio del +4,5% inizialmente stimato dal governo.

Per quest’anno le stime sono state ritoccate inizialmente al ribasso e successivamente al rialzo. Adesso, l’economia italiana è attesa in crescita del 3,7%. Prosieguo dell’effetto rimbalzo? Nel frattempo, in Germania il PIL dovrebbe crescere dell’1,6% e in Francia del 2,6%. Certo, l’economia tedesca nel 2020 arretrò “solo” del 4,6%, la metà dell’Italia. Tuttavia, c’è la sensazione che dietro al superamento dell’Italia negli ultimi trimestri vi sia altro.

Made in Italy a gonfie vele

In effetti, se guardiamo ai dati della bilancia commerciale, scopriamo che nel 2021 le esportazioni di beni e servizi dall’Italia al resto del mondo hanno segnato il record di 581 miliardi di euro. I soli beni hanno esitato un dato di 516,3 miliardi. E nei primi nove mesi di quest’anno, ne sono stati esportati per oltre 460 miliardi. Di questo passo, la sola componente dei beni chiuderà l’anno a oltre 600 miliardi. Ancora più alto sarà ovviamente il dato inclusivo dei servizi.

La macchina dell’export va e sostiene l’economia italiana. Grazie anche agli Stati Uniti d’America, che continuano a crescere in barba a tutte le cassandre. Verso la prima economia mondiale abbiamo esportato in nove mesi beni per 50,6 miliardi di dollari, in crescita del 10%, cioè di circa 5 miliardi.

L’avanzo commerciale è salito a 29,7 miliardi dai 28,7 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. E questo a fronte di una bilancia commerciale complessiva in deficit a causa della crisi dell’energia.

In pratica, è vero che il saldo netto sia negativo. I costi delle importazioni sono esplosi principalmente per effetto dei rincari di gas e petrolio. Ma d’altra parte stanno correndo anche le esportazioni, che danno una mano alle nostre imprese. L’economia italiana cresce probabilmente più della Germania, perché le sue esportazioni sono orientate perlopiù verso gli USA, anziché la Cina. E a causa delle chiusure anti-Covid, l’economia cinese quest’anno crescerà del 3,2%, meno della nostra.

Moderazione salariale di aiuto all’economia italiana

Un altro elemento da non sottovalutare è l’accresciuta competitività delle imprese italiane. La Germania è da anni in piena occupazione e i sindacati possono permettersi, specie in tempi di inflazione a due cifre, di richiedere aumenti salariali cospicui. Di recente, la potente sigla metalmeccanica IG Metall ha strappato un rinnovo dell’8,5% a favore di 2,3 milioni di lavoratori entro il 2024. Cifre impensabili nel nostro Paese, dove la disoccupazione resta alta e, soprattutto, il tasso di occupazione relativamente basso.

Questo significa che la politica dei bassi salari spinge il Made in Italy. Certo, in cambio tiene bassa la domanda interna. Le famiglie spesso hanno retribuzioni inadeguate a sostenere il costo della vita. In fondo, l’economia italiana si era tenuta a galla già prima della pandemia grazie all’export. Ad ogni modo, la recessione rischia di attenderci già da questo trimestre in corso. Nel 2022, le stime del Fondo Monetario Internazionale vedono il PIL italiano a -0,2%. Non ci resta che scommettere sulla fine della crisi energetica e su un’altra sconfessione in positivo delle previsioni.

[email protected]