Immaginate per un solo attimo di trascorrere le vacanze gratis, anzi di essere persino pagati per farlo. Sarebbe solo un sogno praticamente per chiunque. O quasi. La notizia risale a qualche settimana fa. Lionel Messi riceverà decine di milioni di dollari in tre anni per andare in vacanza in Arabia Saudita. Piove sul bagnato, diremmo. A giugno, l’attaccante argentino scelse l’Inter Miami per concludere la sua straordinaria carriera nel calcio. Ha fatto impressione, tuttavia, che abbia accettato un contratto di “soli” 50-60 milioni di dollari contro i 400 milioni offerti da Al Hilal, società della Lega saudita.

Termini accordo tra Messi e Arabia Saudita

In verità, Messi negli Stati Uniti percepirà molto di più. Quando smetterà di giocare, otterrà una quota del club e ha siglato anche un accordo con Apple TV e un altro con Adidas per ricevere parte dei ricavi maturati da questa con la vendita delle magliette con il suo numero 10. Forse non arriverà ai 400 milioni dei sauditi, ma non se la passerà proprio male.

Per quanto riguarda l’accordo siglato con il regno, i termini definitivi potrebbero essere mutati. Il New York Times ha visionato una bozza il mese scorso risalente al gennaio del 2021. L’argentino riceverà 1,8 milioni di euro per trascorrere in Arabia Saudita una vacanza di 5 giorni o, in alternativa, due vacanze da 3 giorni ciascuna. Tra l’altro, le spese di viaggio e alloggio sono sostenute dal governo saudita per Messi e fino ad altri 20 tra familiari e amici. Non è finita qui. Altri 1,8 milioni gli saranno riconosciuti per promuovere l’Arabia Saudita sui social 10 volte all’anno. Stessa somma per opere di beneficienza e per partecipare a una campagna turistica annuale. In tutto, sarebbero 22,5 milioni in tre anni.

Su Instagram più follower per CR7

Messi su Instagram ha 478 milioni di follower. E dire che il suo rivale storico Cristiano Ronaldo sfiora i 600 milioni (596 milioni), avendo curato di più e maniacalmente l’immagine pubblica.

Non a caso, ha già giocato una stagione in Arabia Saudita con l’Al-Nassr. Fatto sta che l’ex Barça risulta essere una delle personalità più influenti al mondo. E non ci stiamo limitando solamente alla sfera del calcio. La monarchia saudita non pecca di generosità nel coprirlo d’oro per fargli postare qualche post promozionale o trascorrere le vacanze in loco. Ne sfrutta l’enorme capacità di raggiungere un vastissimo mercato globale altrimenti forse inarrivabile.

Questa è l’era degli influencer, il cui potere è stato certamente esaltato dalla nascita e diffusione dei social. Ma non si tratta di un mestiere realmente nuovo. Lo è semmai dal punto di vista delle modalità. Gli influencer in passato sono state le celebrità televisive, le star di Hollywood, gli stessi sportivi. La differenza con oggi è che godono di uno strumento che consente loro di gestire più in autonomia il rapporto sia con gli sponsor che con l’utenza. E sul mercato c’è spazio anche per piccole celebrità, le quali spesso riescono a ritagliarsi nicchie lasciate scoperte dai grandi influencer e non per questo poco danarose.

Strapotere influencer e rischio boomerang

Il potere degli influencer sfugge in alcuni casi di mano all’intero mercato. Vi ricordate Euro 2020, disputati a causa della pandemia nell’estate del 2021? Bastò un gesto di stizza di Cristiano Ronaldo, che con una mano allontanò una bottiglietta di Coca Cola, sponsor ufficiale della UEFA, per provocare il temporaneo crollo in borsa delle azioni societarie? Il colosso del beverage mondiale non trovò neppure la forza per replicare, come avrebbe avuto diritto, al portoghese. Tanta fu la paura di indisporre il suo enorme pubblico sui social.

Di recente è diventato emblematico dei rischi che si corrono affidandosi ai social il caso Anheuser-Busch InBev.

La società produce la birra Budweiser. In primavera, ingaggiò un noto attivista transgender Dylan Mulvaney al quale rese omaggio con una lattina dedicata con la sua immagine. Ne è seguito un crollo delle vendite, che perdura a tutt’oggi e che ha provocato una discesa in borsa di quasi il 17%. Bruciati più di 18 miliardi di dollari di capitalizzazione a seguito del boicottaggio di associazioni dei consumatori con inclinazioni conservatrici. A conferma che i social siano potenti e che come ogni potere, se mal gestito, può trasformarsi in un boomerang.

Messi non unico influencer pro-Arabia Saudita

Nello specifico, l’Arabia Saudita sta cercando di svecchiare la propria immagine nel resto del mondo. Il principe Mohammed bin Salman non vuole che il suo regno sia associato a un luogo ultra-conservatore, in cui le donne hanno scarsi diritti. Vuole proiettare un’immagine di modernità, di standard di vita all’occidentale. Quale modo migliore di ingaggiare gli influencer? Messi è solo la punta dell’iceberg. Esistono decine e decine di youtuber nel mondo a cui sono pagati soggiorni nel regno per far vedere le bellezze paesaggistiche e il modo di vivere più moderno. Lo stesso fanno altri paesi e questa sta diventando una strategia sempre più diffusa nello stesso Occidente.

Nel 2018 il matrimonio tra Chiara Ferragni e Fedez a Noto fece impennare il numero di prenotazioni e visite nella località siracusana. Di recente, la serie tv “The White Lotus” con location Taormina avrebbe contribuito al boom di arrivi in Sicilia di turisti degli Stati Uniti. D’altra parte, tempo fa proprio la Sicilia ebbe a risentirsi e a pagare in termini d’immagine qualche post al vetriolo di Selvaggia Lucarelli sul problema dei rifiuti toccato con mano durante una vacanza nel ragusano. I social danno, i social tolgono. Gli assessorati al Turismo oramai da anni sono consapevoli che per giungere all’obiettivo in tempi brevi è essenziale fare engagement su di essi grazie a protagonisti dello sport, dello spettacolo, della musica, del cinema e della società civile.

Con il rischio, a volte, di curare molto l’immagine sui social e un po’ meno la sostanza.

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