Gli italiani avrebbero smesso di fare le formiche. Durante la pandemia, avevano accumulato risparmi per quasi 300 miliardi di euro in più. Limitandoci a quelli custoditi in banca, la loro liquidità era schizzata dai 1.578 miliardi di euro del febbraio 2020 agli oltre 1.873 miliardi del luglio scorso. Tra restrizioni anti-Covid, tassi azzerati e paura per il futuro prossimo, non era aria per i consumi. Adesso, i timori restano tra caro bollette, guerra e scenari non certo positivi per l’economia italiana nel breve periodo.

Tuttavia, è tornato il momento degli investimenti. Tra luglio e novembre, l’Associazione bancaria italiana rileva un crollo di 54,5 miliardi di euro per i depositi della clientela residente a 1.818,6 miliardi. Il saldo rispetto al periodo immediatamente precedente la pandemia resta largamente positivo: +240 miliardi.

Resta da capire se le variazioni dei mesi scorsi siano congiunturali o strutturali. Di certo c’è che alcune famiglie starebbero attingendo ai loro risparmi per fronteggiare le spese più elevate per finanziare i loro consumi, anche ordinari. Ma Assoreti ha stimato in 5,9 miliardi di euro il volume della raccolta netta a favore dei prodotti di risparmio gestito, in crescita del 44,6% su novembre. Dunque, in due mesi gli italiani hanno effettuato investimenti per una decina di miliardi, assistiti dai consulenti finanziari. Di questi, 1,1 miliardi sono andati ai BTp Italia, approfittando dell’emissione di due mesi fa.

Più investimenti con crollo prezzi asset finanziari

E stiamo parlando solo dei dati riferiti al risparmio gestito. Il fai da te, però, nel nostro Paese è ancora maggioritario nel panorama finanziario. Ciò lascia intendere che il ritorno agli investimenti di questi mesi sia più forte di quanto pensiamo. Voglia di pensare al futuro? Ottimismo? Sarà, dopo due anni e mezzo di pandemia si avverte l’esigenza di voltare pagina. Ma la verità è più complessa. L’inflazione è tornata a far parte delle nostre vite in misura imponente dopo decenni.

Un paio di generazioni non aveva mai vissuto una crescita dei prezzi al consumo così rampante. Se fino a un anno fa lasciare il denaro in banca era, tutto sommato, accettabile con un’inflazione azzerata, adesso implica svalutazione del capitale e perdita di guadagni possibili con gli investimenti.

I titoli di stato sono diventati molto più redditizi. Il decennale offre ormai intorno al 4,50% contro l’1,30% di un anno fa e lo 0,50% di due anni addietro. Le stesse borse sono parzialmente risalite dai minimi dello scorso anno. Sembra che il peggio sia alle spalle e, soprattutto, i valori di acquisto degli asset finanziari sono scesi a livelli più consigliabili per tornare ad investire. I risparmi servono d’altronde a finanziare i consumi futuri e ora che c’è il modo di spuntare rendimenti accettabili, sarebbe un’occasione persa lasciarli marcire in banca infruttiferi o quasi.

Parte di questa liquidità è rimasta in mano alle stesse banche, ma attraverso strumenti più evoluti, rischiosi e remunerativi: le obbligazioni bancarie. Il saldo tra luglio e novembre è risultato positivo di quasi 9 miliardi di euro. Insomma, gli italiani avrebbero deciso che sarebbe arrivato il momento di mettere a frutto i sacrifici compiuti durante la pandemia. In buona parte, poi, i maggiori risparmi erano stati conseguenza dei disinvestimenti effettuati all’apice delle tensioni finanziarie. E tra inflazione e tassi in rialzo, gli investimenti sono tornati di moda. Accettando qualche rischio in più.

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