L’inflazione morde e i conti bancari iniziano a svuotarsi. I depositi della clientela residente in Italia a fine novembre ammontavano a 1.818,6 miliardi di euro, in calo dai 1.836,4 miliardi di ottobre e, soprattutto, rispetto all’apice toccato a luglio a 1.873,1 miliardi. In altre parole, in appena quattro mesi i risparmi in banca sono scesi di 54,5 miliardi, quasi tre punti di PIL. Ma in controcorrente vanno le obbligazioni bancarie, che sono un altro metodo di raccolta del risparmio da parte degli istituti di credito.

A novembre, gli investimenti erano saliti a 209 miliardi dai 205,6 miliardi di ottobre. E a luglio, erano ancora a 200,1 miliardi. Qui, la crescita è stata di quasi 9 miliardi.

Dunque, sta accadendo questo: le famiglie italiane non vogliono più tenere i propri soldi fermi in banca per paura che l’inflazione ne eroda il potere di acquisto. Tra l’altro, proprio l’aumento vertiginoso dei prezzi al consumo costringerebbe molte di loro a intaccare i propri risparmi per fronteggiare spese impreviste e persino ordinarie come le bollette.

Più obbligazioni bancarie nei portafogli italiani

Ma il trend negativo non sta riguardando anche gli investimenti come le obbligazioni bancarie, i quali al contrario risalgono dopo anni di calo quasi incessante. Pensate che cinque anni fa, questo segmento attirava 285 miliardi di euro. L’inversione di tendenza si sta avendo per due ragioni essenziali. La prima è che questi titoli offrono cedole e rendimenti più appetibili di un conto deposito e spesse volte anche di altri bond societari. E in tempi di caccia al rendimento per via dell’inflazione a doppia cifra, fanno gola.

La seconda riguarda più che altro il rischio percepito. Dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008, le banche sembrarono il male assoluto da cui fuggire. Avevano provocato un collasso planetario con bilanci opachi, prestiti dubbi e investendo in strumenti finanziari rischiosissimi e incomprensibili.

Per l’Italia il peggio arrivò nel 2016, quando la crisi di alcune banche minori minacciò la credibilità dell’intero sistema. Seguirono i salvataggi pubblici delle due popolari venete e di Monte Paschi di Siena. Altro che obbligazioni bancarie! Le famiglie se ne liberarono più in fretta che poterono.

Più rischi contro inflazione

Adesso, la percezione è un po’ migliorata. C’è da dire che al pubblico è impedito in Italia l’acquisto di obbligazioni subordinate, le tipologie più rischiose. D’altra parte, c’è la convinzione che qualche rischio bisogna pur assumerselo per sbarcare il lunario. E, comunque, non stiamo parlando per il momento di chissà quale risalita. Basti pensare che nel novembre dell’anno scorso gli investimenti in obbligazioni bancarie erano superiori, a 210 miliardi. In ogni caso, il segno dei tempi. Meno denaro gratis in banca e più investimenti.

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