Sarà una maratona, più che una gara di velocità. E forse a spuntarla sarà chi reggerà meglio i nervi. La battaglia su Generali si è, intanto, spostata a monte, cioè in Mediobanca. In settimana, sono avvenuti due accadimenti rilevanti. Il primo riguarda Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, società fusasi con la francese Essilor. In previsione del consiglio di amministrazione convocato per il 28 ottobre prossimo, ha chiesto all’amministratore delegato Alberto Nagel due modifiche allo statuto: eliminare la regola, in base alla quale tre membri del board, nel caso di un numero complessivo superiore a tredici, debbano necessariamente essere dirigenti di Mediobanca da almeno tre anni; aumentare il numero dei consiglieri spettanti alla minoranza.

Nella missiva, Del Vecchio chiarisce di non avere alcuna intenzione di sfiduciare il cda priama del completamento del mandato. Egli intende, spiega, rifarsi alle migliori pratiche esistenti, eliminando regole statutarie inesistenti in qualsiasi altra società quotata in Italia. L’imprenditore detiene il 18,9% delle azioni Mediobanca ed è stato autorizzato dalla BCE a salire fino al 20%, purché non punti al controllo. In Generali, invece, è salito al 5,1% e insieme agli altri soci del patto di consultazione – Francesco Gaetano Caltagirone e Fondazione Cassa risparmio di Torino – ha il 12,43%.

Generali, Benetton sempre più schierati con i soci pattisti

A proposito di patto di consultazione, ecco arrivare la seconda novità dirompente, stavolta da parte di Schematrentatre, una società controllata da Edizione, la holding della famiglia Benetton: comunicazione della disdetta del vincolo che lega la quota del 2,1% agli altri soci (Mediolanum, Finpriv e altri). Ufficialmente, per ragioni di “neutralità” nella battaglia che sta riguardando Generali. Voci di corridoio, invece, spiegano che i fratelli di Ponzano Veneto vogliano sottrarsi alle eventuali critiche di chi eccepirebbe che, schierandosi nella compagnia con i due imprenditori, terrebbero i piedi in due scarpe.

Il segnale sarebbe chiaro. Del Vecchio e Caltagirone vogliono mettere in discussione gli equilibri in Mediobanca, la quale con il prestito titoli di pochi giorni fa arriva a detenere il 17,22% di Generali.

Nel frattempo, i Benetton starebbero spostandosi a favore dei due, facendo salire la quota detenuta dal patto di consultazione a un potenziale 16,33%. L’ago della bilancia saranno i fondi istituzionali, i quali complessivamente sono al 40% del capitale. Di questa quota, tuttavia, andrebbe scomputato il 4,42% che qualche investitore ha già prestato a Mediobanca fino alla prossima assemblea degli azionisti, con annessi diritti di voto.

La battaglia su Generali sta facendo bene ai titoli in borsa. Le azioni della compagnia guadagnano quest’anno il 30%, quelle di Mediobanca oltre il 37%, a fronte di un +15% messo a segno mediamente dalle società di Piazza Affari. L’obiettivo dei soci pattisti del Leone di Trieste resta di detronizzare Philippe Donnet, il CEO in carica dal 2016 e che dalla sua ha gli ottimi risultati finanziari esibiti nel quinquennio, nonché i lauti dividendi distribuiti ai soci. Schermaglie per il potere non appassioneranno granché gli investitori stranieri, i quali verosimilmente decideranno in primavera con chi schierarsi sulla base delle prospettive economiche realistiche che emergeranno nell’uno o nell’altro caso.

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