Nei giorni scorsi, la Fondazione Crt (Cassa di Risparmio di Torino) ha aderito al patto di consultazione stipulato tra Francesco Paolo Caltagirone e Leonardo Del Vecchio in merito al rinnovo del board di Generali. Ieri, si è appreso che il costruttore ed editore romano ha rastrellato altre azioni della compagnia, salendo al 6,30%. In totale, i soci del patto posseggono adesso il 12,43% del capitale, appena mezzo punto percentuale in meno di Mediobanca, ancora primo azionista con il 12,93%.

Ma la scalata prosegue, anche se i “pattisti” hanno concordato di non superare la soglia del 25%, raggiunta la quale dovrebbero lanciare un’OPA obbligatoria sulle restanti azioni.

A quel punto, l’operazione diverrebbe potenzialmente costosissima da sostenere. Per il momento, considerato il 3,97% in mano a Benetton, i pattisti arriverebbero al 16,70%. Dal canto suo, Mediobanca si avvarrebbe dell’appoggio di circa l’1% di De Agostini.

Benetton determinanti per il futuro di Generali

Proprio i fratelli di Ponzano Veneto si riveleranno probabilmente determinanti per assegnare la vittoria all’una o all’altra coalizione. La famiglia non ha deciso cosa fare. Sono soci di lungo corso sia in Mediobanca che in Generali e vantano buoni rapporti con tutti gli attori in gioco. C’è chi li vorrebbe per l’appunto schierati con gli imprenditori Caltagirone e Del Vecchio, sebbene “cacciare” Philippe Donnet dalla guida della compagnia non sarà facile, visti gli ottimi risultati finanziari esitati in questi oltre 5 anni di CEO.

Sta di fatto che Generali quest’anno in borsa sia cresciuta di oltre il 26%, salendo a una capitalizzazione superiore ai 28 miliardi di euro, quasi 6 in più da fine 2020. Il dato è circa doppio di quello medio riportato da Piazza Affari. Il titolo si scalda in vista del 27 settembre, data in cui il board uscente presenterà la lista per il suo rinnovo nella primavera 2022 da sottoporre al voto dell’assemblea degli azionisti.

Verosimile che i Benetton decidano di aspettare fino a quel giorno per capire cosa fare. Nel frattempo, l’AD di Mediobanca, Alberto Nagel, avrebbe offerto ai “ribelli” la testa del presidente Gabriele Galateri di Genola, ma la proposta non avrebbe trovato alcun interesse nei destinatari.

Per i Benetton sembra arrivata l’ora del riscatto. Alla graticola da tre anni per la gestione di Autostrade per l’Italia dopo la tragedia del Ponte Morandi, sono usciti con le tasche piene dal business grazie a un esproprio tutt’altro che punitivo da parte dello stato. Allo stesso tempo, però, adesso hanno anche la possibilità di rilanciare la loro immagine pubblica tra i salotti della finanza tricolore. Se appoggiassero Caltagirone-Del Vecchio, passerebbero per i difensori dell’italianità contro i tentativi di scalate dall’estero. E certamente verrebbero ben compensati con posizioni nel prossimo board. Ciò accadrebbe verosimilmente anche nel caso in cui si alleassero con Mediobanca. Quel 4% scarso in loro possesso vale oro. I Benetton lo sanno e faranno i preziosi fino all’ultima ora utile.

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