Il marchio Alitalia è ufficialmente in vendita con la pubblicazione del bando da parte dei commissari. Gli interessati possono inviare le loro offerte dalle ore 12 del 18 settembre (sabato scorso) fino alle ore 24 del 30 del mese. Le offerte vincolanti dovranno pervenire sul tavolo dei commissari, invece, fino al termine del 4 ottobre. Il prezzo di base è stato fissato in 290 milioni di euro, oltre a IVA e altri oneri fiscali. Potranno partecipare tutti i soggetti italiani e non in possesso della licenza per l’esercizio di trasporto aereo o di certificazione di operatore aereo.

Necessario anche un patrimonio netto minimo di 200 milioni di euro. Il deposito cauzionale è fissato in 40 milioni.

Superata la prima fase, ve ne sarà una seconda dedicata ai rilanci. ITA potrà partecipare, ma non sarà l’unica compagnia a farlo. Non esiste teoricamente alcuna certezza che il marchio Alitalia finisca in possesso della compagnia che ne erediterà le sorti. Anzi, c’è il serio rischio che qualche compagnia concorrente europea le tiri un brutto scherzo. In realtà, la questione problematica sarà il prezzo di aggiudicazione. Alcuni vettori con ogni probabilità parteciperanno al bando al solo fine di far salire il prezzo e far decollare ITA gravata da oneri quanto più alti possibili.

Rischio decollo ITA senza marchio Alitalia

Per lo stato italiano, si tratterà in ogni caso di un gioco a somma zero. Se il prezzo per ottenere il marchio Alitalia lievita, da un lato incasserà di più nella sua qualità di proprietario di Alitalia, dall’altro spenderà altrettanto attraverso ITA, anch’essa di sua proprietà. Ad ogni modo, se i rilanci non si concluderanno nel giro di pochissimi giorni, ITA potrebbe decollare senza il brand tricolore. Il suo debutto nei cieli è fissato, infatti, per il 15 ottobre. Il 14 ottobre sarà l’ultimo giorno di volo per Alitalia, invece. Ufficialmente, la cessione sarà resa disponibile entro il 31 dicembre 2021.

Se ITA otterrà il marchio Alitalia, avrà a disposizione pochissimi giorni per “brandizzare” la flotta. Non sarebbe un problema di poco conto. ITA è una compagnia sconosciuta ai passeggeri di tutto il mondo. Iniziare a volare con un brand ignoto avrebbe un effetto deprimente sulla vendita dei biglietti. Altra cosa se operasse sin dall’inizio con il marchio Alitalia, ereditandone la clientela più fidelizzata ed essendo percepita nel mondo come una compagnia di esperienza.

Ci sono altre questioni a scuotere ITA. I sindacati lamentano il drastico taglio degli stipendi rispetto a quelli percepiti dai dipendenti Alitalia, stimandolo al 38%. La Fit-Cisl parla di riduzione media del 23%, le altre sigle eccepiscono che si arriverebbe al 38% nel caso di mancato percepimento del bonus del 15% legato ai risultati aziendali. Infine, ci sono le assunzioni. Dei 10.500 in organico, 2.800 andranno a lavorare subito per ITA. I sindacati chiedono che il governo conceda la cassa integrazione a tutti i 7.700 dipendenti in esubero, ma il governo sinora non ha dato risposte. Dal canto suo, ITA chiarisce che non potrà assumere di più all’inizio, prevedendo la maturazione del primo utile a partire solamente dal 2024.

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