Domenica sera, i media internazionali hanno riportato l’inconsueta notizia di proteste massicce a Cuba contro il regime comunista del presidente Miguel Diaz-Canel. Migliaia di manifestanti a San Antonio de los Banos, città a 35 km a sud-ovest di L’Avana, hanno intonato cori contro il governo, invitandolo a dimettersi. E non si sono fatti intimidire dal pronto intervento dei militari, tanto che sono sorti alcuni tafferugli.

Cuba è sotto dittatura comunista sin dal 1959, quando Fidel Castro estromise dal potere il dittatore Fulgencio Batista e legò le sorti dell’isola all’Unione Sovietica.

Soltanto qualche mese fa, il fratello Raul si era dimesso dalla carica di segretario del partito, lasciandone le redini al capo dello stato, una sua nomina risalente all’autunno del 2019.

Origine delle proteste a Cuba

Le proteste a Cuba sono state collegate alla domanda di democrazia, libertà e migliori condizioni di vita. Tuttavia, sono soprattutto queste ultime ad averle con ogni probabilità alimentate. Il PIL nel 2020 è crollato dell’11% e nei primi sei mesi di quest’anno ha perso un altro 2,1%. C’entra chiaramente il Covid, che sta sottraendo al paese la principale fonte di accesso ai dollari: il turismo. Ma negli ultimi mesi, la crisi economica sta degenerando per la riforma monetaria introdotta dal regime. Per quanto necessaria, le conseguenze per le famiglie stanno rivelandosi pesantissime.

Fino al 31 dicembre scorso, esistevano sull’isola due monete: il CUP o peso cubano e il CUC o peso convertibile. Il secondo è stato abolito. E’ rimasto in vigore solo il primo a un tasso di cambio di 24:1 contro il dollaro. Poiché 1 CUC equivaleva per legge a 1 CUP e altresì a 1 dollaro, di fatto il cambio è stato svalutato di circa il 96%. I prezzi dei beni importati dall’estero, tra cui molti generi alimentari, stanno esplodendo. Lo stato ha quintuplicato stipendi pubblici e pensioni, ma non basta.

E il cambio rimane sopravvalutato, tanto che al mercato nero un dollaro si arriva a comprare per 50 pesos.

Le importazioni stanno riducendosi per la scarsa disponibilità di riserve valutarie della banca centrale. Per stimolare la produzione interna, il regime ha quasi del tutto liberalizzato il mondo del lavoro. Adesso, è possibili svolgere da privato gran parte delle occupazioni, ad esclusione di professioni come il medico. L’intento consiste nello stimolare l’economia privata, migliorando redditi, occupazione e produzione. Ma nel frattempo, le famiglie stanno patendo il mix tra carenza di beni e boom dei prezzi. L’Avana spera che gli USA di Joe Biden si mostrino più sensibili al riallaccio delle relazioni bilaterali. Ma con le proteste a Cuba di questi giorni, Washington ha tutta la convenienza ad attendere che la situazione sull’isola precipiti ulteriormente per trattare da una posizione di ancora maggiore forza.

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